Che romanzo meraviglioso quello di Villa Necchi Campiglio!

Confesso che non sono riuscita a mettere giù questo libro di Lucia Cimini, Finché tutto splende – il romanzo di villa Necchi Campiglio (Rizzoli). Sarà che io sono appassionata di biografie, sarà che parla di Milano, sarà che la storia delle due sorelle Nedda e Gigina Necchi si intreccia talmente tanto con la Storia con la maiuscola del nostro Paese a partire dagli anni trenta fino ai duemila da affascinare e incantare nello stesso tempo.

 

Industriali pavesi, famosi per le macchine da cucire, i Necchi Campiglio decidono di costruire una villa in città, acquistando un terreno in via Mozart, e affidano il progetto a un architetto decisamente visionario: Portalupi. Il risultato, che vi racconto qui accanto, è una casa unica, una porta aperta sul passato recente, che  la donazione delle proprietarie al fondo del FAI ha reso un bene visibile a tutti.

Lucia Cimini in Finchè tutto splende ripercorre la storia della famiglia e della casa creando un romanzo appassionante, in cui le figure delle due donne, della relazione fra le sorelle e quella con gli amici, artisti, nobili e intellettuali che frequentavano la casa, si stagliano davanti allo sfondo dei grandi avvenimenti della nostra storia recente.

Con un tocco di classe il romanzo viene ritmato, all’inizio e verso la conclusione, da due serate al teatro alla Scala di Milano: la Turandot di Puccini, al debutto nel 1926; e il concerto per il ritorno di Toscanini nel 1946, nel teatro ricostruito dopo i bombarmdamenti. Ed è tornando a Pavia dopo l’opera che Nedda  vede il cartello Vendesi su un terreno, anzi un vero e proprio guardino in pieno centro di Milano: è un colpo di fulmine, tanto che convince sorella e cognato ad acquistarlo per costruirvi una loro residenza in città. Affidano il progetto all’architetto di punta del momento, Pero Portaluppi, incaricandolo anche di disegnare tutti gli arredi: il risultato è una villa straordinaria, da cui seguiamo la vita delle sorelle, la loro fuga per sfuggire ai bombardamenti e il loro ritorno dopo che è stata liberata da fascisti e nazisti che la avevano requisita. Fino alla fine della vita di Angelo prima, di Nedda e, infine, di Gigina, alle soglie dei 101 anni, quando viene donata, per volontà delle sorelle, al FAI (fondo Italiano per l’Ambiente), dopo che i loro gioielli sono stati venduti alla asta per finanziare la Fondazione Veronesi.

Insomma, una bellissima storia milanese ma anche uno spaccato della vita della ricca borghesia lombarda, di come intendevano la vita sociale, la beneficenza, l’impegno.

Lucia Cimini

Finché tutto splende – il romanzo di villa Necchi Campiglio

Rizzoli

 

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