un tris di successi al profumo di… rosa Teruzzi

Questa non è la più bella foto di Rosa Teruzzi, ma è una bella foto. Lei stanca, come sempre, infaticabile, ma felice con i suoli libri, Il piano B della sua vita, perseguito con tanto lavoro, tanta fatica, tanto entusiasmo. Creando, nel frattempo, tre personaggi femminili straordinari: la fioraia Libera, ex libraia specializzata in bouquet beneauguranti per spose scaramantiche e wedding planner esigenti; la madre Jole, simpatica e fulminata hippy fuori tempo massimo, e la figlia Vittoria, poliziotta dura e pura alle prese con madre e nonna che si improvvisano (ovviamente con successo) investigatrici fai-da-te. Queste tre donne sono impegnate, nell’ultimo libro di Rosa, La memoria del lago, a cercare di sbrogliare la matassa intricata di un presunto suicidio avvenuto nell’immediato dopoguerra, e che aveva visto come vittima la madre di Jole. Segreti che arrivano dal passato, ma anche storie purtroppo fin troppo vere. Negli stessi giorni in cui arriva nelle librerie (per fortuna riaperte) La memoria del lago, Feltrinelli ripubblica, sotto la collana “Il delitti del casello”, i primi libri della Teruzzi, iniziando da La sposa scomparsa; e il suo La fioraia del Giambellino è stato scaricato come ebook per la iniziativa Milano da leggere, da 18mila persone. Un bel tris di successo davvero per libri interessanti, che intrattengono, fanno riflettere, fanno vivere bellissimi personaggi femminili e, ultimo ma non meno importante, citano al loro interno i libri che lei ama. Ma torniamo alla Memoria del lago: “Da sempre mi girava per la testa”, spiega Rosa, “di scrivere una storia sul finire della guerra o appena dopo perché vengo da una famiglia in cui tutti i fratelli di mia nonna sono stati nella resistenza e mi hanno raccontato storie di passatori, storie di quel periodo. Stando qui a Colico ho scoperto che, essendo vicina al confine, è una delle zone di passaggio e ci sono stati casi di persone che facevano i passatori di merci ma anche di uomini”. Laureata in storia, ha spulciato documenti e lettere per ricostruire una storia che nasce da vicende vere di quel periodo ma si riallaccia ai racconti e ai suoi personaggi, cercando di chiarire la fine della mamma di Jole: “Mi piaceva la idea che la nonna della mia protagonista fosse una donna non convenzionale fuori dagli schemi e infatti Libera, la nipote, è l’unica che tenta di conformarsi, sposa per questo un poliziotto e cerca di affermare la sua normalità. Ma sembra che sia il destino delle donne della mia famiglia di essere un po’ eccentriche”. Già: la sua famiglia di personaggi: Camilleri una volta mi ha detto che, una volta definito un personaggio, un autore può pure mettersi a fare la manicure, tanto non c’è più nulla da fare, il personaggio si muove autonomamente.  ” Il mio mondo di personaggio  si ingigantisce ogni volta, ogni volta c’è qualcuno in più che entra; li incrocio e sono loro che agiscono, che danno  la suggestione di una cosa che può succedere. Questo me lo ha insegnato Sveva Casati Modignani, la autrice di tanti best seller:  io prima facevo la scaletta del romanzo, in cui scrivevo quello che succedeva dall’inizio alla fine; lei me ne ha dette di tutti i colori! Già fai un mestiere, in televisione, mio ha detto, per cui devi essere quadrata se fai così anche quando scrivi è la morte della creatività. E aveva ragione lei: se hai una vaga idea della storia come sarà non è necessario che creino scheletro e poi lo scrivi, basta lasciarsi guidare”. Invidio a Rosa il suo successo? Sì, ma sopratutto invidio la sua determinazione nell’inseguire il suo sogno, nel seguire i suoi personaggi, nel cercare sempre nuove storie: con una forza, una leggerezza, una ironia, una capacità di lavoro che la rendono una persona straordinaria.