un libro bellissimo, una storia straordinaria: la bambina di odessa

La bambina di Odessa, di Tiziana Ferrario, edito da Chiarelettere, è un libro davvero straordinario: una specie di docu-fiction in cui la storia di Lydia Franceschi, mamma del ragazzo ucciso dalla polizia davanti alla Bocconi nel 1973, si intreccia con tanta storia d’Italia.

Quasi un romanzo l’inizio: quando Lydia nasce a Odessa da Amedeo Buticchi, oppositore in fuga dal fascismo; rimane orfana appena nata perché la madre muore in circostanze parecchio misteriose.
Quando il padre torna in Italia con la nuova moglie e la figlia è l’inizio di un periodo durissimo, con la matrigna degna delle fiabe; ha una parentesi di pace nel collegio delle Orsoline di Salò, dove si appassiona sempre più allo studio.

Ma la morte segna tutta la sua vita in maniera davvero drammatica: è felice studentessa nel costoso collegio quando le comunicano la morte del padre, ucciso dal cognato. Viene quindi catapultata quasi in una realtà parallela, in un orfanotrofio cupo e duro dove deve conquistarsi il diritto al cibo lavorando in lavanderia e presenziando ai funerali. Studia, però, continua a studiare e dopo il diploma magistrale ottiene a maturità scientifica per potersi iscrivere a Chimica e laurearsi.

Diventa staffetta partigiana durante la resistenza e finalmente conosce l’amore della sua vita, Mario Franceschi. Quando si sposa chiede a Dio o chi per lui vent’anni i felicità: in fin dei conti, dopo tutto quello che aveva passato, poteva persino rivendicarne il diritto.

E vent’anni di felicità sono con la nascita di Roberto e Cristina, i due figli amatissimi, l’insegnamento che è la sua passione, il sostegno del marito.

Fino a quel martedì 23 gennaio 1973 quando Roberto viene colpito alle spalle da un proiettile sparato dalla polizia nel corso di una manifestazione davanti alla università Bocconi di Milano dove era uno studente modello. La morte del figlio è l’inizio di decenni di battaglia legale per ottenere giustizia, o perlomeno verità: Tiziana Ferrario ricostruisce, in maniera precisa, documentata e con l’aiuto della figlia Cristina, gli anni di istruttoria e processo, un processo che mette sotto accusa lo stato in un periodo difficile e cupo. E ricostruisce il personaggio di questa donna coraggiosa e forte che ha fatto della sua vita una testimonianza di impegno civile e dignità.