The crown 6: addio alla regina

Mi verrebbe da dire scacco alla regina nel commentare questa sesta e ultima The Crown: una serie iniziata alla grandissima, con enormi investimenti e straordinaria ricostruzione storica che si conclude su Netflix a sette anni dall’inizio.

Avevamo conosciuto, nella prima stagione, una Elisabetta giovanissima, prima erede poi regina alla morte del padre; troviamo qui una sovrana quasi ottantenne, provata dai guai di famiglia, dal divorzio del figlio ed erede al trono, dall’incidente di Diana che ha causato il suo minimo storico di popolarità, dalle intemperanze del nipote prediletto, Harry.

Certamente l’avvicinarsi del tempo non giova alla storia, o quantomeno alla storicizzazione: infatti gli sceneggiatori hanno scelto di fermarsi al giubileo d’oro e al matrimonio di Carlo e Camilla. Elisabetta si congeda dalla serie mentre progetta il suo funerale, dopo aver detto addio alla amatissima sorella Margaret e alla altrettanto adorata madre; e sembra sognare la abdicazione – non svelo nulla nel dire che è un sogno che non realizzerà, dato che lascerà il regno e la storia sedici anni dopo. Qui entrano in scena, in una deriva piuttosto bizzarra che vedremo anche nei seguenti, i fantasmi di Diana e Dodi che interagiscono con Carlo e il padre Al Fayed.

Nei primi quattro episodi la serie si concentra su Diana, sul suo rapporto con Dodi, sull’incidente e sui problemi che crea nella famiglia reale: il dolore di Carlo e dei figli, le preoccupazioni della sovrana per i nipoti e per quella che sembra una insolita aggressività dei sudditi nei suoi confronti, accusata di non partecipare al lutto della intera nazione. Negli ultimi quattro, in un racconto decisamente più pasticciato, incontriamo un William studente in cerca di stabilità dopo aver partecipato al funerale della madre. Una Margaret gaudente, poi colpita dal primo degli ictus che la porteranno alla morte, affiancata con affetto dalla sovrana; nei flash back lei troviamo giovani e belle il giorno della vittoria, due ragazze piene di vita e desiderose di festeggiare, ma tutte e due con un destino segnato; di sovrana la prima, di ruota di scorta, come Harry, la seconda.

Nell’ultimo vediamo la regina, sola come non mai, cercare di riflettere sulla sua vita e sulle sue scelte dialogando con se stessa giovane: una sorta di voce della coscienza che la fa riflettere su quanto ha lasciato dietro di sé per conquistare quei 50 anni di regno e di affetto del suo popolo.

In mezzo un Carlo eterno erede al trono, scalpitante per avere almeno la popolarità che Diana Prima e in qualche modo William dopo gli hanno sempre negato; accanto a lui una Camilla accudente e paziente.

Che dire? Non amo moltissimo questa deriva con fantasmi, grilli parlanti e improbabili dialoghi di famiglia con toni intimistici; rimane il ricordo della bellissima prima serie e l’immagine della sovrana che lentamente si allontana gettando uno sguardo al suo catafalco in una sorta di premonizione; come se il peso della corona non le venisse mai tolto, nemmeno dalla bara.