sapete chi vi spia al cellulare?

Sapevate che la prima telefonata al mondo è stata fatta “solo” 146 anni fa? Quando Alexandre Bell (il signore nella foto) dal suo ufficio di Boston ha chiamato il suo assistente nella stanza accanto per dirgli: “Signor Watson venga qui, voglio vederla”. Sei parole che hanno cambiato per sempre la comunicazione, con sviluppi che il nostro signor Bell certamente non poteva nemmeno immaginare. Oggi Alexandre sarebbe in grado di inviare al suo Watson da qualunque angolo del globo la precisa posizione dove raggiungerlo, mandare a lui o a tutti i suoi collaboratori una foto o una lettera, persino un filmato, con un apparecchietto grande quando la metà della cornetta di quell’antico primo apparecchio telefonico. Oppure scoprire i messaggi che la moglie manda all’amante e decidere di lasciarla, ovviamente con un whatsApp.

Tutto in un clic

Perché il momento di svolta nelle nostre abitudini quotidiane, private e professionali è invece di soli 15 anni fa: quando nel 2007, Steve Jobs ha presentato l’Iphone, ovvero il cellulare che ha inaugurato il concetto di connessione perenne; da allora il rapporto e la velocità di interazione fra noi e i nostri telefoni ha subito una accelerazione incredibile. Cambiando la nostra vita in maniera decisamente più profonda di quanto non sembri, finendo per influenzare i contatti con il mondo, gli acquisti, persino le nostre scelte politiche.

Ha modificato la nostra forma mentis” spiega Alessandro Nardone, autore con Francesco Fabiano del saggio Le parole sono tutto, pubblicato come ebook da Piemme. “La tecnologia ha cambiato il nostro modo di approcciarsi anche al voto: il fluttuare velocissimo dei consensi da un leader a un altro, che abbiamo sperimentato negli ultimi anni, è conseguenza del fatto che vogliamo risposte immediate in qualsiasi ambito ci cimentiamo.  Come siamo abituati a comprare con un clic vogliamo poter far sì che a una nostra decisione corrisponda una azione immediata, anche a livello politico”. Una rivoluzione, quella informatica, che ha aspetti positivi e altri decisamente inquietanti: proprio lo strumento che ci dovrebbe tenere connessi con il mondo, con tutti, in realtà finisce per isolarci sempre più, sommergendoci di stimoli e notizie. “Siamo immersi in questa dimensione in cui ci arrivano notizie da ogni direzione, sia dai media tradizionali che da quelli digitali: ma le informazioni si sostituiscono alla dimensione reale, alle cose, alle persone, alle relazioni umane” spiega Francesco Fabiano. “Ci alimentiamo di informazioni e sempre meno di oggetti, spazio, persone. Ma non solo: stiamo perdendo la dimensione multisensoriale perché utilizziamo solo due dei cinque sensi, vista e udito, silenziando tatto, olfatto e gusto; in questo modo non entriamo più in contatto con il 60% della realtà”. In effetti la media di permanenza online è di circa 6 ore al giorno: che ci isolano convincendoci, peraltro, di essere davvero in contatto con la realtà, con quello che accade. Ma c’è una affermazione contenuta nel saggio che colpisce davvero: se tu hai accesso a tutto, tutto ha acceso a te. “Ed è così, spiega Alessandro.
“Siamo seguiti e profilati in qualsiasi azione compiamo online, dai siti che navighiamo, le ricerche che facciamo, le azioni che compiamo; sui social network viene tracciata anche la nostra mimica facciale quando commentiamo una notizia, il tempo in cui ci soffermiamo su un post. Oggi sono le notizie che leggono noi”.

Vero o falso?

Perdendo contatto con la realtà anche il rapporto con la verità diventa fluido, e il confine fra vero e falso sempre meno delineato: “La ripetizione all’infinito conferisce a un contenuto, che sia falso, vero o solo verosimile, la attendibilità e la autorevolezza della verità assoluta”, spiega Alessandro. “Oggi c’è sempre meno tempo per accertare le fonti, bisogna pubblicare velocemente e proporre contenuti che generino clic. Le piattaforme, poi, hanno come obiettivo quello di farci rimanere connessi il più a lungo possibile per proporre contenuti pubblicitari: gli algoritmi, sulla base dei dati raccolti su di noi, ci sottopongono i contenuti più vicini alle nostre attitudini, evitando notizie che ci possano convincere a uscire. Si creano delle bolle in cui siamo collocati e dove c’è gente che ha i nostri stessi gusti, i nostri interessi, le nostre idee”. Come nel film Don’t look up, che mostra come i fatti perdano di importanza: la notizia di una reale catastrofe imminente viene negata o esasperata a seconda delle necessità elettorali dei politici in carica (nel caso una spettacolare Meryl Streep nei panni della presidente Usa). Ma questo porta a una esasperazione delle differenze, delle divisioni, dalla politica, in cui in tutto il mondo si oppongono schieramenti al 50 e 50% a temi meno importanti: si sta con Ilary o con Totti, ci si divide persino sulle parole, patria o nazione, sul femminile o maschile, se chiamare Giorgia Meloni il presidente o la presidente.

Tra fiction e realtà

E proprio in campo politico, la elezione di Zelensky a presidente della Ucraina propone un interessante mix di fiction e realtà: l’attore che viene eletto presidente nella serie tv lo diventa poi davvero, con un consenso straordinario. Qui Alessandro e Francesco hanno una ipotesi davvero interessante: che la serie tv non fosse altro che l’inizio della campagna elettorale vera e propria. “Realtà e fiction sono sempre più intrecciate, spiega Nardone, che ha seguito da interno, da Kiev, la campagna elettorale dell’allora candidato alla presidenza ucraina. “E il caso di Zelensky è il caso per eccellenza: nella sua vicenda per la prima volta un candidato è in campagna elettorale mentre è in onda la fiction in cui viene eletto; e oggi, dopo la elezione, lui è affiancato dallo stesso staff di autori che lo affiancavano nella fiction”. Un po’ come se Kevin Spacey si fosse candidato e fosse diventato presidente Usa dopo avere recitato nella serie House of Cards. La trasformazione dei politici in intrattenitori o influencer ha creato questo nuovo modo di approcciarci a loro. Anche se una Meloni più discreta ha superato un Salvini onnipresente in rete: “In qualche modo la Meloni si sta sottraendo, spiega Francesco, “e sta mostrando un profilo differente che è quello che è piaciuto agli elettori, una sorta di genuinità e coerenza con se stessa, due elementi che per ora hanno pagato e creano consenso e interesse nei suoi confronti. La sua dimensione più umana e sobria ha pagato più della esposizione”.

Come difenderci?

In un quadro così, va cercato un equilibrio fra digitale e umano. Come difenderci? “Spegnere il telefono di notte, così come per qualche ora al giorno”, consiglia Alessandro.  “Anche se sembra quasi impossibile, funziona. Riconquistare i nostri cinque sensi, togliere le scarpe e camminare a piedi nudi, se possibile su un prato; evitare di lasciarci frammentare, sottrarci a questa invasione di stimoli, recuperare tempo fisico e mentale, e lucidità per ricostruire il senso di un nostro percorso. Combattere questa infomania di cui siamo vittime”. Un bombardamento di informazioni e, nello stesso tempo, una costante sorveglianza di ciò che facciamo, che scriviamo, che pensiamo. Alzi la mano chi può ammettere con sincerità di non guardare il cellulare come prima cosa la mattina appena alzato e di aver resistito a non controllare da dove e da chi arriva quel bip, quella notifica, news, email o whatsApp che, per certo, è arrivata al vostro telefono anche mentre leggevate questo articolo.

anno dopo anno, una rivoluzione

Prima telefonata 146 anni fa nel 1876

Il 10 Marzo del 1876, lo scienziato e inventore statunitense  Alexander Graham Bell ha effettua il primo tentativo riuscito di telefonata dicendo al suo assistente  Signor Watson, venga qui, voglio vederla”.

Primo fax 58 anni fa nel 1966

La Xerox commercializza un apparecchio in grado di trasmettere informazioni riproducendo documenti in tempo reale.

Prima email 51 anni fa nel 1971

Il programmatore american Ray Tomlinson invia il primo messaggio di posta elettronica utilizzando un programma che aveva sviluppato di nascosto.

primo sito web 31 anni fa nel 1991

 Berners-Lee insieme al collega Robert Cailliau, annunciò ufficialmente la nascita del World Wide Web definendone non solo il nome, ma anche le caratteristiche: nel 1991 i due colleghi misero online il primo sito web della storia, http://info.cern.ch/

primo sms 30 anni fa nel 1992

l primo SMS della storia è stato inviato dall’ingegnere britannico Neil Papworth il 3 dicembre 1992 da un computer a un cellulare sulla rete GSM Vodafone: il testo del messaggio era “MERRY CHRISTMAS”.

primo post facebook 18 anni fa nel 2003

l primo post su Facebook è di Mark Zuckerberg ed è una fotografia del creatore del più noto social network del web insieme con i suoi amici.

primo video youtube 17 anni fa 2005

Il primo video caricato su YouTube è stato Me at the zoo (Io allo zoo), pubblicato da Jawed Karim, alle 20:27 del 23 aprile 2005. Il breve filmato è stato girato di fronte alla gabbia degli elefanti dello Zoo di San Diego, in California.

primo tweet 16 anni fa nel 2006

Twitter è appena stata acquistata dal magnate Elon Musk per 44 miliardi di dollari

primo iphone 15 anni fa nel 2007

 l’innovativo telefono presentato da Steve Jobs inaugura il concetto di connessione prerenne

primo WhatsApp con foto 13 anni fa, nel 2009

PER SAPERNE DI Più:

LE PAROLE SONO TUTTO

DI ALESSANDRO NARDONE E FRANCESCO FABIANO EBOOK PIEMME