Questa non è Una canzone d’amore: la serie tv monterossi

Ho amato tantissimo i libri di Alessandro Robecchi, editi da Sellerio, a cominciare da “Questa non è una canzone d’amore “ che arriva ora in tv su Amazon Prime con il titolo “Monterossi”.

Protagonista è un personaggio abbastanza insolito nelle fiction, perché non si tratta di un giornalista o un poliziotto o un medico, ma di un autore televisivo, interpretato da un Fabrizio Bentivoglio che è simile in maniera impressionante allo scrittore. Un autore che si è pentito (il personaggio, intendo) di aver lasciato la sua idea di trasmissione in mano alla conduttrice,


una spettacolare 
Carla Signoris nella versione parodistica ma non troppo di una conduttrice della tv dei soffritti e delle lacrime, morbida e burrosa quanto basta, dolce da insulina in video ma altrettanto spietata e senza scrupoli a telecamere spente.
I dialoghi sono brillanti, le battute gustose, di sfondo una Milano insolita, tra studi tv, zone poco conosciute e accampamenti rom. Il giallo si snoda con i comprimari, poliziotti più o meno svegli e veloci, e due giovani autori ad aiutare “il Carlo” (con l’articolo, alla milanese, come il risotto) Monterossi a dipanare la trama in cui un attentato mortale di cui  è vittima, con l’aggiunta di un dito mozzato che avrebbe dovuto finire nel c…, come da precedenti crimini.

Che dire di altro? La serie è prodotta dalla Palomar, la stessa di Montalbano ( i libri di camilleri, come quelli di Robecchi, sono pubblicati da Sellerio) e diretta da Roan Johnson (I delitti del barlume). Curiosa la scelta di spalmare il giallo in tre puntate ( due i romanzi sceneggiati) per un totale di sei.