Piccola nostalgica storia del budino

Una delle merende preferite è, da sempre, il budino. Ma non il dolceamaro Bunet ricco di uova, cacao e amaretti, tipico del Piemonte, che deve il nome al bunet, il cappello schiacciato molto indossato dagli uomini della zona, dessert ora riscoperto e servito con grande eleganza dai ristoranti raffinati. No, proprio il budino Elah, la crema pronta brevettata nel lontano 1909 dal genovese Fernando Muliè, ma che proprio nel secondo dopoguerra, quando la cucina va decisamente più veloce, ottiene un enorme successo. Niente uova, ingredienti complicati, lungo sbattimento: in tre minuti, con mezzo litro di latte fresco, si ottiene uno squisito budino al cioccolato o alla vaniglia. Che diventa immediatamente popolarissimo fra le mamme, convinte di dare un ottimo alimento grazie al latte fresco, e ai figli, interessati alle figurine legate anche per un periodo a Topolino della Disney, e alle buffe forme regalate con un certo numero di confezioni: il budino così diventa maialino, gallina, coniglio; è tanto più divertente da sembrare persino più buono. Più restie al cambiamento delle mamme, le nonne continuarono a farcire il loro budino, Elah questa volta, per la gran comodità, con amaretti e biscotti tritati o ammollati nel liquore. Se ci pensate su un attimo, ne ritrovate persino il sapore…