Perfetti (s)conosciuti: 50 dopo la maturità…

E così ci siamo visti. Noi ragazzi, non più esattamente ragazzi, della terza liceo classico E. Fermi di Arona, nel lontano 1973.

Avevamo in mano le nostre vite come un mazzetto di bastoncini di Shangai, ci siamo ritrovati ciascuno con il suo mucchietto di colori stesi a ventaglio, lavoro, vita privata, relazioni, gioie e dolori. Pronti a sfilarne uno a uno, con attenzione, mano a mano che gli anni si srotolano davanti a noi.
Eravamo tanti: pochi i morti da contare, qualche malato, qualcuno lontano: dei 34 ci siamo ritrovati in 22. Il gioco, da subito, è quello di riconoscersi: qualcuno uguale, identico a come era mezzo secolo fa (sarebbe interessante sapere il trucco, vero Margherita?). Qualcuno appena appena intaccato dal tempo, qualcuno segnato da esperienze e dolori.
Il primo impatto è choccante: poi, è stato come in un morphing alla rovescia – avete presente quei filmati in cui un montaggio di foto sovrappone le immagini di un bambino, più spesso una bambina, a quelle successive fino ad arrivare al volto dell’adulto e del vecchio?

Piano piano, in un gesto, in uno sguardo, in un profilo o il modo di inclinarsi del collo, al volto di oggi si è sovrapposto quello di ieri.

Ammetto di non avere grande memoria, anzi nemmeno piccola: una bella fortuna tutto sommato perché non mi ricordo uno sgarbo, uno sgambetto, un insulto. Le cose che succedono quando si lavora, nella televisione o nei giornali ma credo un po’ ovunque. Così è stato davvero difficile per me riconoscere e ricordare: di alcuni episodi, poi, non ho davvero memoria e quasi nemmeno ci credo.

Le nostre vite si sono srotolate lontane, ciascuno perso dietro ai fatti suoi: ma ritrovarsi è stato come rivedere quei ragazzi pieni di sogni, di aspettative, di visioni del mondo. Siamo stati fortunati, tutto sommato: i decenni ci hanno lasciato ancora la voglia di ritrovarsi, di curiosare nella vita degli altri, di ricordare quelle poche volte che i nostri percorsi si sono incrociati, per caso o volontà.
Che cosa rimane? Devo rifletterci: ora che abbiamo tutti i numeri di telefono, grazie a un lavoro di investigazione di Anna T e Fiorella, tutti possono restare in contatto con tutti. Un bel regalo in ogni caso. Perché invecchiando ci si rende conto, guardando i nostri bastoncini di Shangai, che i più colorati sono quelli delle relazioni umane.
PS: e sono felice di aver potuto ringraziare Anna P di aver lasciato tutto quello che stava facendo, 36 anni fa, per venire ad addormentare me per il cesareo con cui è nata mia figlia. Un grazie che non avevo mai detto e che ci tenevo a dire. In fin dei conti che cosa sono 36 anni di ritardo?