Pane burro e zucchero… ricordi e nostalgia

Una delle merende preferite di mia nipote Anna è il pane, burro e zucchero. Un mix di semplici ingredienti e nostalgia. Sì perché il pane burro e zucchero era una delle nostre merende di bambini, quando il burro lo faceva la nonna nella zangola (quell’ aggeggiò di legno che ora sta nella casa di montagna e che affascina un sacco i bambini quando la vedono, e regolarmente mi chiedono come funziona e a che cosa serve).
Un retaggio della generazione precedente, quella di mia nonna, appunto, in cui lo zucchero era raro e costoso: si comprava a piccole dosi, non nella scatola da un chilo, e veniva venduto impacchettato nella carta un po’ spessa che era, appunto , la  carta da zucchero che ha dato persino il nome a un colore, un azzurro polveroso.
Così come la carne aveva la sua carta, gialla, ruvida, da macellaio, giusta per assorbire delle eventuali perdite di sangue; una bella carta oleata serviva per avvolgere il tonno, acquistato a pezzi grandi da quelle enormi lattone del mercato ( e non so a voi, ma a me quel tonno li, a falde grandi, piace tantissimo), e la carta gigantesca che chiudeva gli spaghetti lunghi, anche quelli comprati a etto, tanto grandi che per cuocerli bisognava spezzarli.
Insomma, basta una merenda super classica della Annina per far tornare alla mente tanti ricordi, tante abitudini che sono scomparse grazie a consumi diversi, a una economia domestica decisamente più ricca te e al supermercato.

Comunque, per chiudere: mai provare a dare ad annina un burro meno che buonissimo, di quello delle nostre valli o dei produttori locali: da vera gourmet minimalista tornerà in cucina con la sua fetta di pane dicendo “non mi piace. Ma non è che non mi piace la merenda, nonna, non mi piace proprio solo questa fetta…”.