Oggi è la giornata internazionale della password: a voi come va?

Auguro a tutte una buona giornata internazionale delle password, che costituiscono un capitolo assolutamente tragicomico della mia vita . La banca, il bancomat, la carta di credito, il cellulare, le prenotazioni di Italo e Trenitalia. E il meraviglioso spid, sinonimo di velocità che, nel mio caso, rallenta tutto in maniera drammatica perché con la burocrazia ho già un pessimo rapporto quando si tratta di parlare e trattare con le persone fisiche ma con il computer la situazione peggiora peggiora in maniera esponenziale. Si , perché si  fa in fretta ad arrivare a una decina di magiche paroline d’accesso. Già perché, ovviamente, non se ne può decidere una, e via, usare quella per tutto. No: ogni sito ha le sue regole, c’è quello che vuole solo lettere, quello che chiede lettere e numeri, maiuscole, lettere greche, e quello che quando finalmente te ne sei inventata una che sembra perfetta e risponde a tutte le caratteristiche richieste (esempio: Men_opausa°+ VITa) lui ti risponde “Password troppo facile”. Ma troppo facile per te, porca miseria, che io non me ne ricordo nemmeno una! Per non parlare di quando, dopo che noi abbiamo messo tutti i nostri codici e password e incroci possibili immaginabili, ci viene inviato un altro codice tramite un altro apparecchio elettronico che va riportato da uno all’altro.e qui si apre un altro capitolo perché io ho qualche problema con i numeri: tendo a mescolarli in maniera fantasiosa sia quando sommo sottraggo o come in questo caso semplicemente copio. Il risultato finale sono vari tentativi piuttosto patetici, con me che quasi imploro gli apparecchi di collaborar e e loro che tendenzialmente si rifiutano.

Quindi le diverse e dimenticabilissime password vengono riportate tutte bene in fila su un documento del computer che si chiama… password, ovviamente. Perché se gli do un altro nome come faccio a ricordarmelo? Se no poi si finisce come la mia amica Antonia che ha messo una password di accesso al documento dove le aveva raccolte, dopo averlo secretato con l’imprendibile nome di PSW, e, ovviamente, averla scordata subito dopo. (Per chi fosse interessato alla sua sorte, per fortuna aveva mandato una e-mail con la password al marito: fantastica idea per ritrovarla, pessima per la segretezza delle password stesse, ormai spedite nell’etere a disposizione di chiunque.)