Milano, italia

Oggi, due giugno, festa della Repubblica Italiana. Una Italia mai così disunita, diseguale, conflittuale. Dimenticati i giorni in cui si cantava tutti insieme dai balconi il nostro (brutto) inno, le regioni lottano fra loro per ragioni che, a volte, sono comprensibili, a volte decisamente surreali. Spesso, quando vado all’estero, mi domando dove e quando ci siamo persi: ovunque, dalla Francia alla Russia, ci sono capolavori creati da geni italiani; negli Stati Uniti, in questi giorni devastati e tormentati, basta dire Italia e la gente si illumina. Mi sono commossa nel vedere le frecce tricolori “cucire” l’Italia, dal nord, dove è stato rilevato il primo caso conosciuto, fino al sud, alle isole che vorrebbero chiudere i confini (confini?). Il tricolore fra le guglie del Duomo della mia città adottiva mi tocca il cuore: sarà il lockdown, l’età, la menopausa: ma gli stessi tre colori sulle mascherine di leader politici che cercano di dividere il mio Paese non ottengono lo stesso effetto. E sono grata a Sala, il sindaco, perché, a parte lo scivolone “da cittadino” degli ultimi giorni (mi ricorderò delle regioni che ci rifiutano oggi, ha detto, poi se ne è scusato) ha tenuto bassi i toni, ha riconosciuto di aver sbagliato a dichiarare la opportunità di riaprire Milano troppo presto (mentre altri leader della Regione rivendicano errori giganteschi e più che evidenti). Abbiamo un Paese meraviglioso, ammirato per tante cose in tutto il mondo: per il cibo, i panorami, la cultura, l’arte: possiamo cercare d esserne orgogliosi tutti insieme?