matematica quotidiana (ovvero se 2000 pasti vi sembrano pochi)

Sono qui al lago, felicemente, dal 7 marzo. Tra poco saranno cinque mesi, giorno più, giorno meno. Cinque mesi per 30 giorni fanno 150 (lo spero, almeno, perché in matematica non sono molto ferrata). Per 150 giorni ho messo in tavola, a pranzo e a cena, 6/7 persone. E, sì, ho controllato due volte il totale, fanno 1.800 pasti, cotoletta più cotoletta meno. Aggiungendo quegli ospiti che siamo finalmente riusciti ad avere dopo la fine della super emergenza, potrei allargarmi quasi a 2.000. Ma 150 giorni fanno anche, con due gemelli di 4 anni, una media di due lavatrici al giorno, 300 bucati avviati, stesi, raccolti; stirati no, perché ne faccio a meno: tutto, qui è tutto iron-free. Vuole anche dire una lavastoviglie e mezzo in media al giorno, quindi un 250 lavastoviglie malcontate. Le carica Sara, riassestando la cucina, ma le stoviglie vanno rimesse a posto – o in tavola, e da sole, ho prvato, ma non ci vanno. Non lo sto dicendo per vantarmi, e nemmeno per lamentarmi (beh, un pochino, ora che ci penso, sì). Solo perché quando ho provato a fare di conto – cosa che, come avete capito mi riesce decisamente peggio che cucinare – la cosa mi ha un po’ impressionato. Certo, non erano pranzi complicati, magari solo una pastasciutta (ultimamente con zucchine e pancetta, zucchine e ricotta, zucchine e gamberetti, grazie all’orto e alla pazienza dei nipotini) ma comunque pasti. Cucinare, io l’ho sempre sostenuto, è un atto d’amore: ecco, qualcuno adesso potrebbe fare un atto d’amore per me? Tanto per cambiare?