Marcello, l’uomo che amava le donne… ma quanto ha amato Sofia?

L’uomo che amava le donne raccontato attraverso le sue compagne: di set, di vita, di amicizia e di amore. Silvana Giacobini così compila la biografia di un grande attore italiano in “Mastroianni – l’uomo che amava le donne” (Cairo editore). Sempre in forma straordinaria, sempre piena di passione in quello che fa, ma anche con grande sapienza di ricercatrice, la forza di tutti gli straordinari incontri avuti sin qui nella sua esperienza di grande giornalista, la capacità di indagare a fondo nella psicologia.

Quasi sembra che lei abbia creato un vero e proprio personaggio in questo libro: affascinante, contradditorio…

“Mstroianni è sempre stato davvero così: però il libro nasce per parlare di Marcello e scoprirlo nella sua psicologia più intima attraverso lo sguardo delle sue donne, in particolare quelle che ha amato e quelle con cui ha realizzato dei film capolavoro. A partire da Stefania Sandrelli, grandi attrici come Sandra Milo, Monica Vitti, ma prima di tutte Sophia Loren, che merita un capitolo a parte. Ma prima di tutto la madre, Ida Rolle, che ha segnato profondamente la psicologia di Marcello”.

In quale modo?

“Molti, soprattutto nella scelta delle sue compagne. Ma, anche, lui diceva che non riusciva ad addormentarsi se non aveva una donna accanto (e pensiamo che non abbia mai sofferto di insonnia) proprio perché si era abituato a dormire nel lettone con la mamma in quanto il padre, ammalato di diabete e abbastanza dipendente dall’alcol, dormiva in un letto diverso”

L’altra costante nella sua vita: la moglie.

“Sì, la donna che è stata una specie di ancora di sicurezza psicologica, anche se foriera di problemi, l’unica signora Mastroianni, Flora Carabelli”.

Problemi perché?

“Perché la rottura con Faye Dunaway, la atrice americana che lui amava follemente, nacque dal fatto che lui decise di non divorziare dalla moglie, anche se il divorzio era appena stato liberalizzato, per sposarla. Lei lo lasciò in maniera brutale”.

Flora Carabelli accettò tutte le sue relazioni, restando sempre la moglie: perché però ci fu un conflitto importante con la sua ultima compagna, Annamaria Tatò?

“In realtà la donna che ha amato di più nella sua vita dobbiamo evincere che sia stata proprio la sua ultima compagna, Anna Maria: cosa poco nota ma innegabile perché sono stati insieme per vent’anni della sua vita, dai 52 alla sua morte; ha sempre convissuto con lei senza mai sposarla perché non ha mai divorziato. Il rapporto con Flora ha influenzato nel bene e nel male tutta la sua vita”.

Un altro rapporto che è durato per tutta la vita è stato quello con la Loren: ma veramente non c’è stata passione fra loro, malgrado la loro intesa sul set e in ogni loro incontro fosse così evidente?

“Amore carnale no stando alle affermazioni di Marcello e di Sofia e quella riportata da Enrico Lucherini, il press agent famoso, che ha citato le parole molto maschilmente chiare di Marcello quando ha detto “perché sciupare un bellissimo rapporto con una scopata?”. Quindi preferisco credere che questo bellissimo sodalizio che ha fatto sognare il pubblico di tutto il mondo non abbia mai avuto un amplesso ma quella amicizia profondissima che ha segnato il cuore di Sofia. Lei è stata la donna più importante della carriera di Marcello”.

Una altra donna importante per la sua carriera, si spiega nel libro, è stata Giuletta Masina…

“E’ stata la sua madrina: perché ha stimato Marcello sin da quando era un giovanissimo attore con aspirazioni più grandi dei ruoli che aveva. Giulietta lo aveva scoperto al centro universitario di teatro di Roma, e aveva capito le sue potenzialità, il talento e la voglia di lavorare nel cinema. Quindi fu sua partner, lo presentò ad Amendola, lo zio di Claudio, e gli diede la possibilità di lavorare con Visconti che segnò l’inizio della sua una carriera non solo teatrale ma anche cinematografica. Per di più si sentì di appoggiarlo quando Federico Fellini lo volle come protagonista della Dolce Vita: iniziò così a splendere questa meravigliosa stella del cinema, questa carriera anche da sex symbol internazionale”.

Definizione che, come si racconta nel libro, lui odiava, vero?

“Sì lui non la sopportava, e cercò di distruggerla accettando di interpretare personaggi opposti al simbolo sessuale, l’impotente, il vecchio, l’omosessuale”.

Nel film La dolce vita ebbe al suo fianco una espolsiva Anita Ekberg che però non fu uno dei suoi amori: come mai secondo lei?

“Penso che non fosse il suo genere di donna: guardando a quelle importanti nella sua vita, Flora, Fay e Catherine, così come Annamaria, la loro immagine è lontana dalla dea dell’amore Ekberg, che aveva, secondo Fellini, un fisico da donna e una testa di bambina, l’attitudine di una dodicenne verso la vita. Marcello era attirato dalla intelligenza e dalla personalità: i suoi amori erano donne dal fisico femminile ma con una personalità di ferro che esercitava un fascino irresistibile nei suoi confronti. La stessa Anna Maria Tatò, bella ragazza molto per bene – lui la definì così – era una donna molto creativa, una regista e intellettuale ideologicamente vicina a lui perché entrambi di sinistra, forse lui un filo meno esposto, anche se fece parte del picchetto d’onore al funerale di Berlinguer”.

E arriviamo a Catherine Deneuve, madre della sua seconda figlia, Chiara.

“Proprio Catherine, in una intervista, mi raccontò quello che Marcello, per il suo piglio e il suo attivismo la aveva definita l’ussaro francese. Quando lui, a New York per il suo compleanno le regalò un orologino di plastica lei non solo acquistò a sue spese un gioiello da 800 milioni di lire, ma per vendetta gli fece trovare una minorenne in camera d’albergo e lui dovette chiamare la polizia per evitare l’arresto. Nel 1974, a due anni dalla nascita di Chiara, la loro storia era finita”.

Nel libro si smonta il mito della proverbiale pigrizia di Marcello…

“Lui in realtà sognava di portare sullo schermo la figura di Oblomov, il personaggio dell’omonimo romanzo di Gocarov che è l’emblema della pigrizia, anche perché lui era innamorato della letteratura russa. Ma era considerato il pigro della cinematografia anche perché Stefania Sandrelli si era talmente stupita nel vederlo dormicchiare e rilassarsi fra una scena impegnativa e l’altra. Secondo me era il modo di sottrarsi alla curiosità della gente, astraendosi e e ricaricandosi. In realtà poi ha fatto tanti di quei film, più di cento, nella sua vita, sarebbe stato un incubo per un vero pigro!”.

Quale è la foto, o le foto, che raccontano meglio secondo lei Marcello Mastroianni?

“Una, nella iconografia classica, è quella nella fontana con Anita, uno scatto emblematico del successo meritatissimo di un grande film. Poi per me Mastroianni rimane don Fefé, il personaggio fantastico da un punto di vista interpretativo in Divorzio all’italiana, con la sigaretta pendula e i baffetti mascalzoni. Ma ce n’è una che mi è rimasta nel cuore, di lui in teatro, alla fine quando lui impersona con grande forza d’animo un malato di tumore nella piéce Le ultime lune che dovette sospendere perché stava troppo male”.

Una vera e propria curiosità nel suo libro riguarda i nomi delle figlie, Barbara e Chiara…

“Sì. Chiara e Barbara sono i nomi delle sante della sua infanzia, a cui era devota la madre Ida Rolle, e proprio i nomi di queste due sante sono quelli che lui ha dato alle sue figlie”.

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