Vorrei parlare di uno degli eventi tv della settimana: il funerale di Maurizio Costanzo. Lo hanno seguito 6 milioni e mezzo di telespettatori, e sei su dieci fra le persone davanti alla tv in quel pomeriggio lo hanno guardato.
Per capirci, più o meno quanto il totale degli ascolti italiani dello spettacolare addio alla regina Elisabetta.
Mandato in onda in diretta da Rai e Mediaset, quindi quasi a reti unificate. Omaggio dovuto a una persona, mi verrebbe da dire un personaggio, che ha portato nella tv italiana un genere, il talk show – di recente va detto, piuttosto degenerato – ma che lui, da professionista quale era, costruiva con cura maniacale, mescolando linguaggi e caratteri, tensione e commozione, battute e impegno sociale.
Tanti, tantissimi i volti noti presenti, un cast tutte stelle, grande commozione: moltissimi hanno ricordato quanto ha o aveva insegnato loro (e forse, se da qualche parte lui sentiva, per qualcuno sarà inorridito).
Composta la moglie, nonché autrice e conduttrice di programmi di super successo, Maria De Filippi, che è rimasta a salutare chi si è presentato per un ultimo omaggio, ma è anche riuscita a rimanere impassibile, e davvero complimenti a lei, quando le è stato chiesto un selfie, in quel momento, in quella situazione. Da lei solo una contrazione delle labbra quando, sul sagrato della chiesa degli artisti a Roma e sulle note della sigla finale del Maurizio Costanzo Show, il feretro è stato caricato sull’auto. Ne ho voluto parlare perché non è stato solo uno show televisivo, anche se lo è stato, ma anche la dimostrazione della volontà di partecipare, della necessità di partecipare a un rito collettivo quando viene a mancare una persona che, attraverso la televisione, sfonda un muro, entra nelle nostre case e diventa una di famiglia.