l’importanza del gioco

Quello che voi vedete sono uno stendino e due sedie colorate: quello che Anna e Andrea vedono è una navicella spaziale, con i punzapanni come comandi. Così le tute da sci diventano la divisa degli astronauti, un pezzo di stoffa il mantello dei “moschettieri del re”. Nessuno ha mai sottovalutato la importanza del gioco, ma uno studio realizzato per conto della Mattel ha dimostrato che giocare, in particolare con le bambole, aiuta i bambini a crescere: e lo hanno dimostrati scientificamente,mostrando come la attività cerebrale cambia se si gioca davvero, con bambole o bambini. Lo studio dimostra quanto vengano attivate le regioni del cervello deputate allo sviluppo di empatia e capacità di elaborazione delle informazioni sociali, anche quando giocano da soli. Giocare, sempre da soli, ma con il tablet non evidenzia gli stessi risultati. Lo studio poi è stato commentato da Maria Rita Parsi che, come al solito, con intelligenza e lucidità, riesce a sintetizzare i punti importanti del tema. “Calarsi nei panni degli altri, “sentirli”: sono modalità stimolate dal gioco e dal gioco con le bambole. I bambini che sviluppano l’empatia si sono dimostrati più adeguati a completare l’intero percorso di studi universitari e ad avere un ventaglio di opzioni maggiore dal punto di vista professionale. In particolare, i bambini più empatici possono contrastare meglio fenomeni come il bullismo e farsi promotori della soluzione di eventuali contrasti con gli altri o conflitti interiori. Il gioco sviluppa dunque crescita, conoscenza, socializzazione. E può farlo indipendentemente dal numero dei partecipanti. Giovanni Bollea scriveva che un bambino che non ha giocato non sarà un adulto felice. Facciamo allora in modo che possano giocare sempre, quanto più possibile. Con i loro compagni, con oggetti fisici e non virtuali. E con le bambole, che resistono al tempo, alle rivoluzioni culturali e a quelle tecnologiche. E che oggi rappresentano – è il caso di Barbie – insospettati strumenti di diffusione della tolleranza, dell’accettazione della diversità e della diversabilità, come dimostra il successo della bambola ispirata alla campionessa di scherma Bebe Vio.”