l’amore è un equilibrio instabile…

Ci vogliamo bene. Ma. Due mesi di reclusione nella stessa casa, giorno dopo giorno, ora dopo ora, pranzo dopo pranzo e cena dopo cena. Nella migliore delle situazioni: un grande giardino, belle giornate di sole, buon cibo, le risate e i giochi dei bambini. Due mesi senza amici, senza mostre, cinema, caffè, confronti con i colleghi. Quei momenti che ti fanno amare il lavoro al giornale, quando da una idea, unita a un’altra, ne nasce una terza, migliore, Perché le idee sono scintille, sia da un punto di vista fisico che metaforico: piccole scariche elettriche nel cervello che aprono scenari nuovi. E la gioia di vedere il risultato, stampato sulla carta, anche se per una effimera settimana. Lo so, le cose che mi mancano sono un lusso, un privilegio, una benedizione in un momento in cui c’è gente che lotta per la vita, sia fisicamente che economicamente. Ma rivendico il mio diritto a rimpiangere una vita piena, ricca, una vita che sapevo bellissima e che, anche se sono con i miei affetti più cari, mi manca. E non è facile mantenere un equilibrio instabile, fra un sorriso e una lacrima, nell’ansia che tutto possa cadere da un momento all’altro, persino per me, in queste condizioni che sono le migliori possibili. Ma in cui la tensione pesa, la ansia si fa sentire, la stanchezza non è tanto fisica – che pure c’è – ma soprattutto mentale.