La vera storia di Wanna Marchi dallo scioglipancia al carcere

E’ super interessante questo documentario di Netflix su Wanna Marchi, una delle pioniere delle televendite, figura di spicco della tv anni 80, imbonitrice e personaggio, protagonista di una curiosa e vertiginosa curva in ascesa e, pochi anni dopo, in decisa discesa.

“Per mantenere i miei figli ho persino truccato i cadaveri” racconta nella sua versione della sua vita esagerata che nemmeno Vasco avrebbe potuto immaginare. Diploma di terza media, moglie infelice di un marito violento (nel documentario dichiara di averle stretto le mani al collo con violenza durante una lite) estetista prima, poi un negozio di cosmetici, infine l’approdo in tv. Ma le prime puntate si chiudono senza una vendita: così lei spiega davanti alle telecamere i suoi guai, salutando quello che non è ancora ma presto sarà il suo pubblico: ed è subito picco di telefonate e, di conseguenza, di affari.

Ed è subito il boom: con uno stile determinato e violento, insulta le sue clienti per convincere ad acquistare miracolosi (e costosi) prodotti anticellulite. Inventa e mette in vendita un prodotto che non esiste, lo scioglipancia: e solo dopo le prime centinaia di ordini chiede al suo chimico di prepararglielo per consegnarlo alle clienti. Il successo è planetario, almeno all’Inter o del pianeta, in veloce evoluzione, delle tv in quel decennio: ma diventa un fenomeno, viene in vitata e intervistata anche dalle grandi televisioni, dai grandi giornalisti come Vespa e Biagi, si studia come fenomeno, si esibisce come uno strano fenomeno, fra la donna cannone e quella barbuta, strana davvero in una tv ancora piuttosto ingessata.

Il successo la travolge: ma in tutto quel luccichio si apre una crepa quando sembra di intravvedere dei legami con personaggi non proprio limpidi con relazioni poco chiare.

Passano gli anni, la tv cambia e Wanna è costretta a cambiare con lei: non scende più creme ma i numeri del lotto, la fortuna, sali magici e amuleti. Accanto e lei e alla figlia compare un nuovo personaggio, il mago do nascimiento, a suo dire capace di prevedere le uscite del lotto e combattere il malocchio. Guerra, quella contro il malocchio, che costa alle persone che la contattano cifre enormi, a volte di centinaia di migliaia di euro, a volte milioni. Spese che devastano famiglie, svuotano conti correnti, spesso in cambio di bustine di sale o ciondoli da pochi centesimi, inviati con la assicurazione che poeteggeranno da tutto (tranne che dalle sue richieste). E’ una inchiesta di Striscia a fare scoppiare il bubbone, svelando una clamorosa truffa a danno di persone fragili o spaventate (o tutt’e due) e portando a una vera e propria inchiesta di polizia e carabinieri,

Lei, Wanna, crede di poter dominare il mezzo televisivo a suo vantaggio – in fin dei conti è una professionista – e chiede che il processo sia il più pubblico possibile, aperto alle telecamere. Che, impietose, svelano il suo volto di pietra e le sue smorfie mentre una sfilata di poveri cristi a cui ha spillato un mare di denaro racconta come le loro paure venissero rafforzate per farli spendere di più.

Non si dichiarano pentite, Wanna e sua figlia: dopo aver scontato 9 anni fra carcere e domiciliari vivono fra Italia e Albania, probabilmente seduto su quel tesoro che negano di avere. Ma fanno parte di un  passato che è decisamente interessa te ripercorrere in questo documentario assolutamente da vedere

Wanna su Netflix