La sapete la storia della moka?

Un po’ di pazienza, per favore. Ieri con mio fratello Alberto facevamo una gara di ricordi di noi pre-millenial, ovvero bambini del secolo scorso, del baby boom, come vi pare. Uno dei ricordi curiosi era quello del bucato per i morti: una enorme pentola, o almeno a noi piccoli pareva così grande, veniva posta su un fuoco E riempita da una miscela di acqua e cenere, un antesignano del detersivo chiamato lisciva, così lisciveuse era chiamata quella sorta di lavatrice ante litteram: sopra la pentola veniva posata una specie di imbuto rovesciato, bucherellato. L’acqua, bollendo, saliva oltre e ridiscendeva sui panni, creando un vortice che ottimizzava l’efficacia dei rudimentali detersivi. E fu guardando la moglie che faceva il bucato con la lisciveuse che il signor Alfonso Bialetti, alla vigilia della seconda guerra mondiale, inventò… la caffettiera che avrebbe rivoluzionato il gusto degli italiani. La Moka ottagonale in cui il caffè sale dalla metà inferiore a quella superiore attraversando, spinta dalla forza dell’acqua in ebollizione, il filtro con la polvere di caffè e producendo il primo espresso. Dopo aver lavorato in Francia nel settore dell’alluminio, era tornato alla nativa Crusinallo, sul lago d’Orta, fu lì che ebbe l’ispirazione per l’oggetto oggi esposto nei più importanti musei del mondo e che è diventato un simbolo della cucina italiana. E pare proprio che l’idea gli fosse venuta vedendo le donne preparare il bucato in quel modo, creando un movimento che faceva roteare il liquido facendolo salire dal basso verso l’alto. Pensò quindi di adattare quel movimento alla sua caffettiera, facendo sì che l’acqua bollendo, risalisse attraverso la polvere di caffè, senza bisogno di rovesciare la napoletana come si era fatto fino ad allora. In più, la pressione causata dall’ebollizione dell’acqua permetteva una estrazione di caffeina e di aromi che rendevano il caffè più forte e aromatico, più simile all’espresso del bar che al caffè della napoletana.
E questa caffettiera, pubblicizzata dalll’omino coi baffi nei caroselli pubblicizzava mezzo secolo prima dell’esplosione delle macchinette per il caffè, era diventata  indispensabile in qualunque casa e quasi il simbolo della cucina italiana. E  talmente un sb8mbolo di praticità e design da essere esposta al MOMA, il museo di arte moderna di New York, e al Victoria and Albert Museum di Londra.
Il suo inventore, Alfonso Bialetti è il nonno di Alberto Alessi che ha fondato, sempre in fondo al lago d’Orta, Da dove scrivo in questo infinita estate iniziata con il lockdown, la omonima azienda di oggetti di design per la casa. Quante storie legate a un ricordo da bambini…