Volo a Bari – con qualche apprensione post covid, ovviamente – per coordinare il convegno, organizzato dalla amica Gabriella Caruso, grande professionista, medico straordinario e, ora, candidata alla Regione con la lista ConEmiliano. La città mi accoglie, come sempre, con la sua straordinaria, abbacinante bellezza: l’azzurro del cielo e il blu del mare, la luce che ritaglia i profili di case e chiese – cibo per gli occhi e il cuore prima ancora del cibo, buonissimo!, che si gusta in questi posti. In attesa dell’incontro passeggio per la Bari Vecchia con una amica che, improvvisamente, mi propone di andare a vedere la cattedrale di Trani. Non l’ho mai vista, è a 40 minuti di auto, quindi accetto con enorme piacere. Ma non finisce qui: ad aspettarci, sulla piazza fra chiesa e castello, c’è un suo amico super esperto di restauri e storia, che ci racconta nel dettaglio come è e come si presentava in passato questa chiesa meravigliosa.
La sua candida, pulita eleganza è, in realtà, il risultato del passaggio del tempo, che ha sbiadito i coloratissimi affreschi e liso gli altrettanto colorati mosaici; e dei restauratori, che si sono accaniti nel togliere tutto quello che era stato aggiunto nei secoli alla cattedrale – reputando troppo modernariato gli interventi del seicento… Comunque sia, di chiunque sia la colpa o il merito, questa cattedrale la cui costruzione è stata iniziata – pensate! – nel 1099, mescola l’eleganza del romanico con echi arabi, rosoni e statue, sacro – le reliquie di san Nicola Pellegrino – e profano, le colonne in marmo greco probabilmente recuperate da antichi templi e, in qualche caso “battezzate” con una croce: su una di queste sono incise le misure ufficiali delle dimensioni, praticamente il metro ante litteram. Ma qui la bellezza è di casa: e il gioco fra il candore della pietra e il blu del cielo si ripropone nella chiesa di Ognissanti, dove la luce trafigge le finestre del campanile e storia e leggenda si mescolano: forse fondata dai Templari, ma probabilmente invece dai mercanti di Ravello, in ogni caso una certezza: è una visione di pura bellezza.
Così come una visione – ai nostri occhi affamati – sono i crudi di pesce che abbiamo gustato da Pescandalo: io non capivo l’ostinazione della mia amica nel camminare per dieci minuti, sia pure davanti al mare, per raggiungere questo locale mentre tanti altri si snodavano davanti a noi. Una volta seduta ho compreso e molto apprezzato! Una sola raccomandazione: qui le porzioni sono belle grandi e queste fotografate sono le mezze…