La psicoterapeuta: non possiamo permetterci il lusso della nostalgia

Due mesi di lockdown: come stiamo? Un aiuto viene dalle riflessioni della psicoterapeuta Vera Slepoj, che su Diva e donna commenta spunti di attualità e sogni. A lei ho chiesto come vivere al meglio questo momento e come prepararsi al futuro.
Dottoressa Slepoj, come possiamo comunicare con la mascherina?
“Sicuramente uso della mascherina è un paravento alla comunicazione perché blocca una parte importante del viso. Ma io credo che pur nella drammaticità di una esperienza come questa l’umano sopravvive, si adatta, si rigenera. Dopo le resistenze al cambiamento c’è sempre un adattamento: quindi si troveranno altre forme di comunicazioni con le mani, la voce. Dobbiamo tenere conto che dovremo rimodulare la nostra vita per un periodo in cui dovremo trovare forme di comunicazione diverse. Anche la mancanza di contatti fisici, la rinuncia all’abbraccio sarà frustrante e doloroso. Potersi dare la mano, comunicare con il corpo è una rinuncia difficile che potrebbe portare a forme depressive e pessimistiche”.
Meglio sapere se, quando e in che modo finirà del tutto l’emergenza oppure meglio abituarsi a poco a poco alla idea?
“Forse sarebbe meglio avere un termine certo, anche se lontano, perché le persone si attrezzano. Dopo il primo tracollo di speranze è necessario che venga dato un orizzonte certo per un rientro alla normalità; se non viene fornito si crea una precarietà che non aiuta. La mente si deve organizzare e adattare: in questo modo si equilibra; ora non sappiamo che cosa sarà di noi nei mesi prossimi, se potremo andare in vacanza, al mare, al ristorante, al cinema, come potremo muoverci”.
Crede che dopo questa esperienza potremo tornare al mondo e alla vita che conoscevamo?
“Di quello che abbiamo conosciuto la memoria rimane, ma non dobbiamo averne nostalgia. Non possiamo permetterci il lusso della nostalgia”.
Come possiamo approfittare di questi tempi nuovi?
“Nella drammaticità epocale bisogna creare degli spazi alternativi di utilizzo. Usiamo questo tempo per riformulare una visione domestica, per essere genitori più attivi. La mente può fare grandi cose ma bisogna usarla, non annullarla con la televisione e le chat. Dobbiamo imparare a non farci dominare dalla testa negativa”.
Come molti dicono, saremo tutti più buoni? Questa emergenza muterà il mondo?
“Non c’è competizione: lotteremo tutti insieme per renderci una umanità che può muoversi di nuovo. Abbiamo dovuto stare chiusi e fermi a guardare la natura fuori che si muove: senza fare filosofie troppo new age, la natura ci ha punito per la nostra arroganza di uomini. Se vogliamo salvare la nostra vita e proteggerla dovremo cambiare il nostro modello di vita avendo anche il senso del limite che in questi vent’anni si è superato”.