Amo Milano seconda puntata: La milano della milanese

Fa molto sorridere questo volumetto della Solferino, piccolo saggio scritto da Michela Proietti, su vizi, vezzi e tic de “La milanese”. Quella doc, ormai quasi scomparsa, e quella che è stata adottata da questa città meravigliosa. E quella che vorrebbe tanto esserlo, milanese, o almeno sembrarlo, ma non ci riesce mai: colei che con un vezzo anglo milanese colto chic chiama la wannabe, ovvero l’Achille che non raggiunge mai la tartaruga (cultura obblige). In primo piano il look della milanese, che deve essere esclusivo e anticipatore, mischiare alto e basso, costoso e cheap ma, orrore! mai rischiare il banale. Poi i luoghi dove incontrarsi e come: dei negozi, ammetto, conosco poco, ma son o preparatissima sulle pasticcerie: da Taveggia  a Sissi, da Cova a Marchesi, non mi batte nessuno. Avevo avuto persino la idea di creare una mappa delle pasticcerie di milano, ma ormai anche qui, salvo poche eccezione, vince l’impermanenza. Fondamentali, per la milanese, gli eventi, meglio se esclusivi, di cui poter docciare di racconti (e annoiare a morte) chi non c’è stato. Ma anche il Natale, le vacanze estive, le ville al mare sono occasioni di ritorni e riprese di abitudini consolidate che parlano di altrettanto consolidate fortune (esistenti o pretese). Perché il vero understatement è decisamente costoso, borioso e, ammettiamolo, noioso. Ma molto, molto milanese… La milanese, Solferino editore.