Invito a palazzo reale: C’è una primadonna della fotografia

Il Covid continua a mordere, ma con tutte le dovute cautele, con mascherina e attenzione, credo sia importante anche provare a riprendere a vivere. Complice la Luisa, e la settimana dei compleanni, ho fatto una incursione a Palazzo Reale a Milano, dove ci sono mostre bellissime. La luce di De La Tour  è stata la ultima mostra vista pre-lock down, ultimo raggio di luce, è il caso di dirlo, prima che Milano chiudesse per mesi. Ma la riapertura è davvero alla grande: la mostra fotografica dedicata a Margareth Bourke-White, intitolata “Prima, donna” è imperdibile. Non immaginavo, prima, che il bianco e nero potesse avere tutti quei colori: e che una donna, negli anni trenta, potesse girare il mondo e documentare con le sue foto quello che stava accadendo nella società, nei continenti, nelle nazioni, attraverso le guerre, la apertura dei campi di concentramento, la segregazione razziale; che potesse avere un incontro con Gandhi poche ore prima che venisse ucciso, e scattare il suo ultimo ritratto; che potesse salire su un elicottero e scendere nelle miniere; indossare una divisa per girare in prima linea e inerpicarsi sui tacchi chiudendosi in una gonna a palloncino per una intervista formale. Lo so, vi ho assaliti: ma le foto sono incredibili, e la sua storia anche. Intanto ecco qualche assaggio, poi mi documento al meglio per raccontare la sua storia.

Sua la prima copertina del primo numero di Life: ed è una foto modernissima, di una diga in costruzione.

Fort Peck Dam, (image used on first LIFE Magazine cover, November 23, 1936)

Incredibili gli scatti fatti nel campo di concentramento di Buchenwald dove, dichiara nella intervista, ha dovuto talmente scollegare la sua parte emotiva che le foto le ha viste veramente solo dopo averle stampate.

Suo il ritratto di Gandhi davanti all’arcolaio: e per scattarlo – e sarà l’ultimo prima della sua morte – impara persino a filare.

Ma di lei vi parlerò ancora… anche se le sue foto parlano per lei.