Il racconto dell’ancella: una serie imperdibile soprattutto ora che…
L’evento della settimana è stata la festa della donna, 8 marzo con un profluvio di mimose e lo sciopero e le manifestazioni. Se non vi spiace vorrei continuare a celebrarla anche oltre l’otto marzo parlandovi di una serie tv molto interessante ma anche molto dura, e vi spiegherò il perché.
Prima di tutto la storia: Il racconto dell’ancella ci porta negli Usa in un imprecisato futuro, dove il livello di inquinamento ha reso infertile la maggior parte della popolazione. Dopo una rivoluzione sanguinosa, viene ricreata una società paternalistica, su base religiosa e integralista, in cui gli uomini al potere che hanno mogli sterili hanno il diritto di possedere una schiava da ingravidare per impadronirsi poi del bambino.
Le donne sono quindi divise per classi: le mogli, prigioniere delle loro belle case, le ancelle, definite dagli abiti rosso sangue e dai cappelli bianchi a larghe falde che le obbligano a guardare solo in basso; le Marte, vestite di grigio, che servono nelle case, e le zie, vestite di marrone, vere proprie kapò, integraliste o sadiche (o entrambe le cose), che tengono tutte le altre sotto controllo. Alle donne viene tolto tutto, la libertà di parlare, di leggere, di lavorare, di scegliere che fare o come vestirsi. Non hanno più nemmeno un nome: vengono ribattezzate Of-fred Of-steven, of John, ovvero proprietà di fred o steven o john dal nome del loro padrone.
La regia della serie, in onda su Tim Vision e Prime Video, è intimista, sicura; i colori saturi e decisi raccontano la storia prima ancora della trama; il silenzio dei rumorii di fondo (traffico o lavori, chiacchiere o bambini) enfatizza il peso delle parole dei dialoghi mai scontati.
La serie Il racconto dell’ancella è tratta dal un romanzo di Margareth Atwood che racconta questo mondo parallelo, distopico. Ma vi anticipo subito: al contrario delle serie di vampiri o lupi mannari che tanto successo hanno in questo periodo questo terrificante mondo parallelo esiste o è esistito: la autrice infatti si è fatta una sua privata irrinunciabile regola di non raccontare nulla che non sia già successo nel mondo in qualche zona, in qualche epoca nei confronti delle donne. Dal togliere la possibilità di leggere all’avvelenare le studentesse solo perché studiano fino a sottrarre i bambini alle madri perché immigrate clandestine o perché cittadine di un Paese in guerra.
Mi ha fatto un po’ sorridere, lo ammetto, che il primo segno della dittatura in arrivo fosse che alle donne vengono bloccate le carte di credito – molto americano, come primo segno di controllo, anche se, ovviamente, il denaro è una delle chiavi della indipendenza. Questa serie mi affascina e mi fa un po’ paura proprio per la sua inverosimile verosimiglianza: perché proprio ora, in questi anni, in questi mesi, sembra che i diritti delle donne vengano continuamente messi in discussione – la legge sull’aborto contestata ovunque, per la pillola del giorno dopo discussa, il femminicidio che per solito segue la decisione di una donna di lasciare un uomo.
Perché Internet fa trapelare la più becera aggressività nei confronti delle donne, il più duro e volgare linguaggio maschilista, e la politica ha sdoganato espressioni e metafore che la quotidiana gentilezza, e non il politicamente corretto, rendevano fino a ieri impensabili. I racconto dell’ancella è da guardare assolutamente in un mondo in cui anche ora, anche oggi, le donne vengono quotidianamente uccise per un ricciolo fuori posto in Iran o per aver detto un no al partner, in Italia, i bambini sottratti alle famiglie in Ucraina.
Il racconto dell’ancella è su Tim Video o Amazon .prime.