il racconto dell’ancella fa davvero paura!

Per tre anni ho resistito: non amo la fantascienza, non amo la distopia (non amo nemmeno la parola, non la conoscevo fino a pochi anni fa: o forse non esisteva nel linguaggio comune), non amo i mondi paralleli. Poi, quando infine una amica mi ha sconsigliato di leggere o guardare Il racconto dell’ancella, dicendo che le provoca addirittura gli incubi – mannaggia a lei! – ho ceduto. Ho iniziato a guardare la serie tratta dal romanzo di Margareth Atwood. E ho capito il suo fascino. Anche nei miei confronti. Anche perché – e purtroppo – questo mondo parallelo esiste o, perlomeno, è esistito: la autrice infatti si è fatta una sua privata irrinunciabile regola di non usare nel romanzo qualche cosa che non sia già successo nel mondo in qualche zona, in qualche epoca. Dal togliere la possibilità di leggere alle donne, dal bruciare i libri, dall’impadronirsi dei bambini. Mi ha fatto un po’ sorridere, lo ammetto, che il primo segno della dittatura in arrivo fosse che alle donne vengono bloccate le carte di credito – molto americano, come primo segno di controllo, anche se, ovviamente, il denaro è una delle chiavi della indipendenza. Questa serie mi affascina e mi fa un po’ paura proprio per la sua inverosimile verosimiglianza: perché proprio ora, in questi anni, in questi mesi, sembra che i diritti delle donne vengano continuamente messi in discussione – la legge sull’aborto contestata quotidianamente, la discussione anche solo per le modalità di utilizzo della pillola del giorno dopo, il femminicidio che per solito segue la decisione di una donna di lasciare un uomo. Perché Internet fa trapelare la più becera aggressività nei confronti dell donne, il più duro e volgare linguaggio maschilista, e la politica ha sdoganato espressioni e metafore che la quotidiana gentilezza, e non il politicamente corretto, rendevano fino s ieri impensabili.

Ok, dopo tutte queste chiacchiere, la storia? Per chi non lo avesse letto – ecco qua. Negli Usa una rivoluzione sanguinosa, dopo che il livello di inquinamento ha reso inferite la maggior parte della popolazione, ha ricreato una società paternalistica su base rigorosamente religiosa in cui gli uomini al potere hanno mogli sterili e il diritto di possedere una schiava da ingravidare per impadronirsi poi del bambino. Le donne sono quindi divise per classi: le mogli, prigioniere delle loro belle case, le ancelle, definite dagli abiti rosso sangue e dai cappelli bianchi a larghe falde che impediscono loro di guardare se non in basso; le Marte, vestite di grigio, che servono nelle case, e le zie, vestite di marrone, vere proprie kapò, integraliste o sadiche (o entrambe le cose), che tengono le altre sotto controllo. Alle donne viene tolto tutto, la libertà di parlare, di scegliere che fare, di vestirsi, di lavorare, compreso il nome: vengono ribattezzate Of-fred Of-steven, ovvero proprietà di fred o steven o john dal nome del loro padrone.

La regia è intimista, sicura; colori saturi e decisi raccontano la storia prima ancora della trama; il silenzio dei rumorii di fondo (traffico o lavori, chiacchiere o bambini) enfatizza il peso delle parole dei dialoghi mai scontati.

Che dire? Resistete, resistete resistete: ma soprattutto, facciamo attenzione anche ai minimi segnali prima che davvero, questa premonizione possa diventare una realtà.