Il piede in due scarpe col tacco (Caffè Voltaire)

E’ davvero irresistibile Caffè Voltaire (Mondadori)  romanzo di Laura Campiglio: parte lieve, ben scritto, con le disavventure di una Bridget Jones del giornalismo, un po’ sfigata un po’ rassegnata. Ma diventa impareggiabile quando alla nostra eroina, sempre alla ricerca di una qualche forma di sostentamento tramite scrittura (versione  2.0 della araba fenice) viene commissionata una rubrica di attualità politica (e qui si passa direttamente alla fantascienza, perché di donne che scrivono corsivi da prima pagina non c’è traccia, se non omeopatica, nei quotidiani, esclusa la godibilissima, e vera, rubrica di lettere di Maria Corbi sulla Stampa). La faccenda si fa decisamente interessante quando le rubriche di attualità politica diventano addirittura due, commissionate da due quotidiani di, come si dice, opposti schieramenti. L’uno, La locomotiva, di sinistra per antonomasia, perfetto esempio di quella gauche caviar radical chic blasé (non a caso il titolo del libro è Caffè Voltaire). L’altro, Probi Viri, è il quotidiano più a destra del Paese, diretto da Berta Azzoppardi, boccoli cotonati e unghie rosse da combattimento. Così, inizia la parte decisamente esilarante del libro: la cronaca dello stesso evento in rosso e nero, da sinistra e da destra, in un esercizio di equilibrismo che la nostra eroina pratica con due pseudonimi paralleli (Rousseau e Voltaire) e che l’autrice affronta come una capriola. Di contorno una amica in piena crisi matrimoniale, Jacaranda detta Randa, un nonno appassionato di lirica e poesie, una madre che crede nel potere magico dei palindromi (infatti la ha chiamata Anna) dopo che il 21/02/12 il marito ha brevettato un aggeggio che, venduto, le permette di vivere in California tra corsi di meditazione e riti sulla spiaggia. Che aspettate?