il mio racconto di Natale… auguri!

Che c’è di meglio a dicembre che stare sedute sul divano davanti al camino, un bel libro in mano e una nipotina accanto che legge anche lei? Inciampando nelle parole ogni tanto – in fin dei conti ha solo sei anni e ha appena imparato – e fermandosi d’improvviso per chiedere:

“Nonna Nathalie, ma domani che è la vigilia di Natale dormiamo qui con voi anche quest’anno, vero?”

“Certo tesoro”.

E’ ormai tradizione di passare le feste in questa piccola casa davanti al lago, rivivendo la magia di quando mia figlia era piccola (e anche le incursioni a notte fonda per montare case di Barbie e posizionare in maniera scenografica pacchetti sotto l’albero decorato). Ma il mio cuore di nonna si riempie di gioia nel sentirle chiedere, ansiosa, la conferma della tradizione. Almeno fino alla domanda successiva:

“Nonna, ma come fa Babbo Natale ad andare dai bambini che non hanno il camino?”

Anna non smentisce mai di essere una sognatrice molto pragmatica: ok Babbo Natale, le renne, la slitta e tutto il resto, ma se serve un camino per scendere a portare i doni, beh, il camino deve esserci. E nel suo appartamento, a pochi chilometri da qui, non c’è. Meglio quindi farsi trovare in un posto dove una canna fumaria collega direttamente il cielo all’albero decorato. Sorrido fra me e me mentre lei, stanca di leggere, appoggia la testa al suo cuscino preferito – le mie gambe – e fissa lo sguardo sul movimento affascinante delle fiamme nel camino. Cullata dal suo respiro mi addormento anche io fino a che…

“Lina, Lina!”

Mi sveglio di colpo, molto stupita.  Nessuno mi chiama più Lina da quando ero piccolissima. Mi alzo facendo attenzione di non svegliare Anna e vado alla grande porta finestra dove qualcuno continua a picchiettare con insistenza.

E lì, planato non si sa come su una terrazza affacciata sul lago, c’è Babbo.

Quel clamoroso rompi… di Babbo Natale, con tanto di barba bianca, giacca rossa e, ma che cosa vedo?,  molto umane stampelle ancorché decorate da luccicanti file di lampadine – led di ultima generazione, ovviamente. Che poi, Babbo si fa per dire perché sarebbe meglio chiamarlo nonno Natale visto la età, il fisico e il portamento.

“Ma che ci fai qui? Non dovresti essere piuttosto impegnato a svolazzare di camino in camino in qualche continente lontano dove, ti avviso, è già Natale?”

Come avrete capito, fra noi c’è una certa confidenza: fra nonni, dopo una certa età e decenni di incontri sotto l’albero le maniere si fanno spicce; specie con chi poi ha da girare il mondo a consegnar pacchetti che nemmeno il corriere di Amazon nel black friday.

“Non ci son più le renne di una volta, amica mia: troppo caldo d’estate, poca neve d’inverno; sono animali, ma se vedono le rose fiorite a dicembre si distraggono anche loro di fronte a tanta bellezza. Così siamo scivolati giù dal Monte Rosa, renne, slitta e tutto, planati direttamente nel lago qui davanti, e franati infine contro un gigantesco castagno. Per fortuna la tua vicina mi ha prestato le sue stampelle, ma certo non posso finire le consegne conciato in questo modo!”

“Avventura interessante davvero. Quindi?”

“Quindi ho bisogno del tuo aiuto, no? In fin dei conti te la tiri così tanto con questo Nathalie con tanto di acca ma non sei altro che Nonna Natale anche tu. Quindi, al lavoro e si parte!”.

Siete mai saliti su una slitta tirata da renne? Nemmeno io, perché il Babbo, finora, è stato super geloso del suo impegno; credo mi abbia permesso di provare a guidare, con lui a fianco, quando eravamo bambini, prima della emergenza climatica, quando le stagioni erano quelle e, al massimo, c’era una bella glaciazione ogni qualche secolo per smaltire un po’ di dinosauri feroci.

“Tic tac, tic tac… il tempo vola e la slitta sta ferma…”

Ma vi pare possibile che un Babbo Natale qualsiasi si fiondi a casa vostra a chiedere aiuto nemmeno foste Rudolph, la renna dal naso rosso? Anche se, in effetti, diventando vecchiette qualcuno che ci prende in giro si trova sempre; come minimo ci trovano tristi, noiose e, se va bene, patetiche. Mentre nessuno si sogna invece di dire al Babbo, e ai babbi in genere, che è decisamente sovrappeso, la barba non si porta più e che la sua mise è, diciamo, un po’ datata. Ma siccome il motto mio e delle mie amiche è mai essere vecchiette noiose, tristi e patetiche, ma nonnine rock e pop, che cosa c’è di meglio che mettersi alla guida di una slitta nella notte di Natale? Nemmeno il tempo di dire ok che mi trovo seduta su un veicolo a me decisamente sconosciuto, carico all’inverosimile, mentre quattro renne sbuffanti mi mostrano tutta la loro irritazione. E una serie di inquietanti lucine lampeggiano sul cruscotto…

“Nonna, nonna!”

Mi sveglio di soprassalto con Annina che ride rinfacciandomi di averla svegliata al grido di I-Ho, I-Ho!.

“Ma che cosa stavi sognando nonna? Di essere Babbo Natale?”

Beh. Babbo Natale no di certo, ma nonna Natale, perché no? Prima o poi io e i miei nipotini dovremo fare un bel discorso… Perché lassù, dove vivono la fatina dei dentini, il più generoso Babbo del mondo, insieme alla befana sorride, gustandosi una bella cioccolata calda, anche una arzilla nonna Natale.