Il mio grande, grosso, elegante, pazzo matrimonio persiano a Dallas (seconda puntata)

La valigia, ovviamente, non è arrivata in tempo: per qualche miracolosa congiunzione astrale io avevo infilato nel trolley a mano il vestito di velluto rosso di Chiara Boni (e che Dio benedica il fatto che quegli abiti non si stropiccino!). Sara – mia figlia – e Anna – l’amica italiana – hanno trovato nel guardaroba di Sogand qualcosa da indossare. Il mancato arrivo di bagagli viene vissuto come una avventura divertente, e la caccia al vestito nel suo armadio – grande come un negozio di abbagliamento e scarpe di media grandezza a Milano – ci ha fatto un po’ sentire 30% Pretty woman, 30% bambine che provano i vestiti della mamma. Fa solo 60%? Ok, il 40% restante ci sentivamo un po’ sfigate pensando a tutti i nostri preparativi e alle nostre valigie in giro per il mondo,raminghe e solette. Ma non si vive di sole frivolezze (e uova e pancetta a colazione): anche di cultura esige la sua parte di tempo. Si impone una visita al museo di arte di Dallas dove si svolgerà la cerimonia e la cena di nozze. Ovviamente la nostra amica è nel consiglio del museo, quindi ci accompagnano due dei curatori. Uno degli infiniti privilegi di questa stupefacente vacanza: con loro ogni quadro ha una storia, ogni dettaglio un significato. Qui, fra i codici miniati della arte islamica, i Canaletto e gli allievi del Caravaggio spiccano una quarantina di capolavori dell’impressionismo francese, donati da Margaret McDermott, vedova del fondatore della Texas Instrument. Quadri che illuminano le stanze con la loro magia: ma è bellissimo pensare che delle persone li lascino a un museo in modo che tanti altri ne possano godere. 2 – continua….