House of Gucci, un film fra il padrino e i Sopranos…

Mi incuriosiva molto questo film House of Gucci, sia per la storia, che avevo seguito in cronaca negli anni, sia perché speravo di conoscere un po’ di retroscena della famiglia del marchio fra i più famosi al mondo.

Lady Gaga è molto somigliante a Patrizia Reggiani (meglio 35enne che ventenne…;-), ma decisamente sopra le righe come un po’ tutti i personaggi e gli interpreti di questa vicenda che, da sola, sopra le righe già lo era.
Gli eredi Gucci hanno commentato il film dicendo che li rappresenta “teppisti ignoranti e insensibili al mondo che li circonda” ma devo dire che il film rispetta tutti i cliché degli italiani mafiosi, un po’ padrino un po’ Soprano (super esagerato poi l’uso delle arie d’opera come colonna sonora, che diventano, un po’ troppo come tutto il film).

Troppo sculettate e intrigante lei, Patrizia, vittima della maga che la accompagna ad arruolare maldestramente un sicario altrettanto maldestro, troppo ingenuo e vittima lui, Maurizio Gucci, pedina manovrata dalla moglie che, a un certo punto, improvvisamente e incredibilmente se ne smarca.

Troppo, troppissimo Al Pacino come zio e patriarca Gucci, per non parlare del figlio, presentato come un povero pazzo demente. Tom Ford, lo stilista che, come ci tiene a far precisare nei titoli di coda, ha risollevato l’azienda riportandola ai fasti del passato, ha paragonato il film alla serie Dynasty: ma, quasi quasi, è un insulto per la serie televisiva che se la giocava con Dallas negli anni ruggenti della tv. In conclusione: un film da vedere, anche se lungo e strapieno di cliché, perché più che la storia di Gucci si capisce come siamo percepiti dagli americani… ;-). Meglio andare con le amiche, non è un film da uomini, che non apprezzerebbero vestiti e gioielli, e vanno messe in conto tre ore perché il film dura 180 minuti…