Flora di Robecchi. correte in libreria!

Lui, il protagonista di “Flora”, l’ultimo lavoro (e direi capolavoro) di Robecchi, è Carlo Monterossi, sempre citato per nome e cognome, ex autore televisivo di successo, pagato per non far nulla dopo che ha rinnegato la sua creatura, quel Crazy Love capolavoro della tv delle lacrime, delle storie “pettinate” per commuovere, impietosire, rintontolire i telespettatori. Lei, la vittima del rapimento, è Flora De Pisis, la conduttrice di Crazy Love: una Barbara D’Urso sensuale incantatrice dell’audience, una che la Miranda di Il diavolo veste Prada al confronto è una asceta profeta della gentilezza, una che Sheherazade al confronto era noiosa. Il Carlo Monterossi (alla milanese, perché tutto si svolge in una Milano post covid, bellissima, insolita, amata/odiata) viene incaricato di indagare, con estrema delicatezza, rastrellando le storie pettinate per scoprire se qualcuno di quelli a cui Flora ha regalato i cinque minuti di (pessima) notorietà ha deciso di prendersi la sua vendetta. Che dire? Fa sorridere amaro, fa riflettere su dove siamo arrivati e perché, sulla tv e sulla società, ma facendo, proprio come la Flora De Pisis, intrattenimento. Non posso dire di più perché è un giallo dai finali, ovviamente, a sorpresa: ma dall’alto dei miei 35 anni in quel mondo, fra televisione e giornali di televisione, vi garantisco che tutto quello che leggerete, anche quello che sembra più assurdo, inverosimile, è tutto, tutto, tutto molto vero. Quel mondo dove uno vale solo quanto il suo ultimo dato di audience, dove niente è come appare davvero, quel mondo che Robecchi racconta così bene… mannaggia, è proprio così! Leggere per credere. Se mi credete.