ecco la intervista a Chiara alessi (e tante curiosità su oggetti ordinari ma straordinari)

Ammettetelo: riuscite a non leggere la frase dei Baci Perugina? Vi ricordate dei chiodini, quei giochi da bambini con la caratteristica di finire dappertutto? E avete mai notato che il cappuccio del Tratto Pen ha delle piccole zigrinature che fa sì che non rotoli via? Dietro i dettagli di molti oggetti quotidiani ci sono storie davvero interessanti, di successi e fallimenti, storie di design di cui, a volte, non ci accorgiamo nemmeno.

Le ha raccolte, da vera collezionista di storie, Chiara Alessi nell’interessante libro “Tante care cose “ Longanesi editore. “Le cose non sono solo cose”, spiega. “Hanno una storia e possederla, conoscerla, significa possederle, capire che sono figlie di quel momento, di quella intuizione”. Storie legate al design, di cui si occupa, e, spesso, anche al cibo. La più interessante? “Forse quella del Bacio Perugina, il primo esempio di packaging monodose, incartato un cioccolatino per volta, con carta metallizzata suggerita da Federico Seneca, illustratore futurista autore anche del logo, due amanti persi in un bacio ispirati al famoso quadro di Francesco Hayez”. Per un cioccolatino riuscito c’è una pasta… scotta. “Già. Quando Giorgetto Giudiaro, designer di oggetti di successo come la prima Panda, si cimenta con la pasta, si perde nel tempo di cottura: le Marille, come le chiama, risultano sempre in parte scotte in parte crude, ed escono di produzione. Ma sempre legata alla pasta c’è la bellissima storia delle confezioni Barilla: il pacchetto di cartone nasce quando e perché arriva in Italia il supermercato; ma poiché la gente la pasta è abituata a comprarla a peso, a vederla, bisogna aprire sulla scatola una finestrella che è rimasta, plastificata, anche dopo che ci si è abituati ad acquistarla così; e non a caso il colore dominante dei pacchetti era l’azzurro, come la carta usata per la pasta sfusa”. Il libro sfiora anche la sua storia famigliare con oggetti come lo spremiagrumi disegnato da Stark (vedi box) per la Alessi fondata dal suo bisnonno o la moka inventata da un altro bisnonno, Alfonso Bialetti (ma l’omino coi baffi della pubblicità era il figlio Cesare). “La famosa Moka, che tutti hanno in mente, era diversa e non si chiamava nemmeno Moka: un esempio, fra tutti, della varietà del design italiano che, in alcuni casi, è il frutto della unione fra un industriale e il genio creativo di un architetto, in altri casi è in una testa sola, che sia quella del progettista o dell’imprenditore, in altri ancora il progettista non c’è nemmeno. Ma c’è il talento e il caso, come nella storia di Alessandro Quercetti, un operaio che riceve come liquidazione dalla fabbrica di giocattoli per cui lavorava una delle macchine utensili, si inventa un suo progetto rielaborando con la plastica un gioco francese: i suoi chiodini diventati poi famosi sono pixel art cinquant’anni prima della pixel art”.

 

Una zip che si apre in un lampo

*La cerniera nasce nel 1904 a Chicago e viene brevettata nel 1917.

*Negli anni venti viene usata per gli stivali dei soldati americani.

*Debutta nella moda con Elsa Schiaparelli che, per prima, non la nasconde ma la esibisce.

*Nel 1971 Andy Warhol applica sulla cover di un disco dei Rolling Stones, Sticky fingers, una vera cerniera che apre i jeans a svelare gli slip.

Cazzotto o… bacio Perugina?

*Perugia, 1922. Luisa Spagnoli si accorge che nella sua azienda una grande quantità di granella di nocciola e cioccolato rimane come scarto.

*Prova a usarla per un nuovo cioccolatino e chiede a un illustratore futurista, Federico Seneca, di curare l’aspetto esteriore di quello che doveva chiamarsi cazzotto e diventerà per tutti  e per sempre il Bacio Perugina.

*I cartigli di frasi amorose che (neghi chi può farlo) tutti cediamo a leggere rimandano anche al grande amore segreto fra la Spagnoli e il suo dirigente, Giovanni Buitoni.

La moka, dalla cucina al museo

*La caffettiera come ormai la concepiamo, la moka, nasce nel 1933 sul lago d‘Orta da Alfonso Bialetti, trasformata poi dal figlio Renato nell’oggetto che tutti conosciamo e che è esposto anche al Museo di Arte Moderna di new york.

*La inventa Alfonso, vedendo la moglie fare il bucato, come si usava, con un catino di acqua che, posto sul fuoco, fa ricadere l’acqua che ribolle attraverso la cenere usata come detersivo. Applica quel principio alla caffettiera che diventa un oggetto quotidiano e di culto.

*Indimenticabile la pubblicità dell’omino coi baffi, che riprende i mustacchi di Renato Bialetti.

Un tratto… distintivo

*1976. La fabbrica italiana Lapis e affini vuole usare un nuovo brevetto giapponese, la punta in materiale sintetico per una nuova penna.

*Producendola, però, si scopre che nel tappo di plastica rimane una dentellatura. Correggerla costa troppo, richiede tempo, e si lascia.

*Il risultato? Il pennarello si impugna meglio, non scivola sulla scrivania, il tappo diventa un tratto distintivo: un errore di produzione si trasforma in un vantaggio.

La Panda, una dea spartana

*Progettata da Giorgietto Giugiaro è poco più di una scatola, ma è la prima 650 omologata per cinque persone.

 *Avrebbe dovuto chiamarsi 141: prende poi il nome di Panda non dall’animale in via d’estinzione, ma da una divinità romana protettrice dei viaggiatori.

*Ha davvero solo l’essenziale ma ha tutto: compresi i sedili reclinabili…

Il succo del design

* Juicy salif, lo spremiagrumi più bello (e inutile) del mondo nasce a Caprera a fine anni 80, sulla tovaglietta di un ristorante.

*Alberto Alessi aveva chiesto al designer Philip Stark una idea per un oggetto di design.

*Il risultato è una specie di moscardino dalle lunghe gambe: uno spremiagrumi che si rivela decisamente poco funzionale per spremere arance e limoni ma è uno dei primi oggetti di design da museo di arte contemporanea.

Nutella o super crema?

*Piemonte, 1964: la Ferrero crea una crema di cioccolato e nocciole che vuole chiamare Supercrema: ma una legge degli anni sessanta vieta per i prodotti alimentari i prefissi super, iper, stra.

*Così il nome diventa Nutella da Nut, nocciola, addolcito da ella come mozzarella, mortadella…

*Nasce in un bicchiere di vetro, ve lo ricordate? Ancora ne girano per le cucine di tutta Italia.

*L’ultima frontiera è la versione del vasetto personalizzata.

Chiodini, puntini o arte?

*1953: la fabbrica dove Alessandro Quercetti lavorava fallisce, lasciandogli però come liquidazione una macchina della produzione.

*Abituato da bambino povero a costruirsi i giocattoli, avvia una piccola produzione di “chiodini” colorati applicando a un vecchio gioco francese un materiale nuovo, la plastica.

*Colorato e divertente, il gioco crea disegni tutti puntini, “pixelati” mezzo secolo prima che si inizi a parlare di pixel.