Due vite in tv: Marilyn Monroe e Lamborghini

Oggi vi voglio parlare di due biografie, genere che a me piace moltissimo perché spesso, direi sempre, la realtà supera la fantasia (l’esperienza del covid come un brutto film catastrofico ce lo ha insegnato molto bene). E’ stata annunciata da poco la sua candidatura agli oscar come miglior attrice protagonista: Ana de Armas è la bellissima Marilyn Monroe del film per la Tv di Netflix, blonde. Ha creato grandi dibattiti questa fiction. NON è esattamente un biopic, come vengono definiti i film che ripercorrono la vita di un personaggio. Infatti si ispira a un romanzo di Joyce Carol Oates, una grande scrittrice, che aveva mescolato realtà e finzione in un racconto affascinante.

Questa fiction riprende quella logica, mescolando fatti reali – la madre pazza, i matrimoni, gli aborti – e assoluta finzione – le tante  lettere del padre, le relazioni a tre con altri attori. Con un racconto teso, a tratti violento (duri le scene di stupro e la crudezza del rapporto orale con Jack Kennedy), fra colore e bianco e nero, successo e tensioni, sussurri e grida.

Marilyn è un mito, la bionda per eccellenza, la bimba maltrattata e affidata a famiglie, la giovane donna fragile travolta da un successo tanto più enorme di lei, la moglie infelice, la diva sofferente appesa a rapporti, telefonate, famaci.

Che dire? Ana de Armas è bellissima, molto simile alla Monroe, ma non ne ha il sex appeal totale; regala una notevole interpretazione certamente studiata a lungo. Il film dura 2 ore e 46 minuti, nella logica moderna per cui i lungometraggi sono veramente parecchio (forse troppo) lunghi; ha qualche lentezza e qualche deriva cerebrale. Ha diviso la critica fra capolavoro e disgustoso pasticcio. Io mi fermo a metà.

L’altra fiction legata a una storia vera di cui vi voglio parlare è Lamborghini, su Prime video: di produzione americana, è la italianissima storia dell’industriale Ferruccio Lamborghini, ideatore di trattori super efficienti che, dopo uno scontro con il mitico Enzo Ferrari, si è cimentato con le vetture di lusso, creando la Miura, considerata la auto più bella mai disegnata. Il sottotitolo del film è L’uomo dietro la leggenda, ma la recitazione è legnosa e piena di stereotipi, lo svolgimento fra romanzo d’appendice e love story. Mira Sorvino nei panni della seconda moglie Annita, poco amata come il figlio Tonino, non basta ad alzare il livello del cast, che ha come protagonista Frank Grillo, già visto in Billions, ma qui decisamente fuori parte. Un vero peccato, visto che la storia dell’industriale di Cento, in provincia di Ferrara, è decisamente appassionante: giovanissimo, trasforma mezzi militari in macchine agricole e negli anni del boom è il principale produttore di trattori in Italia. La prima moglie nuore di parto dando alla luce il suo unico figlio mentre la seconda, Annita, è con lui per 30 anni in azienda. Appassionato di auto di lusso, Lamborghini si scontra con Enzo ferrari, che ai suoi consigli non richiesti gli intima di tornare a occuparsi di trattori: decide così di iniziare a produrre auto sportive e crea la mitica Miura, esposta anche al museo dell’arte moderna di New York. Peccato davvero che una così bella storia sia guastata da una realizzazione di qualità davvero media.