Si ho pianto da milanese, per la mia città paralizzata. Da melomane, per la “mia”Scala vuota di pubblico, ma piena per fortuna di musica. Da italiana, sentendo una voce sola intonare il “mio” inno nazionale. E poi tutte le voci a seguire, di quei lavoratori dello spettacolo che non possono lavorare, le luci di quel teatro chiuso ma aperto, aperto più che mai. Un magone, per dirla alla milanese! Difficile da spiegare. Confesso anche che non ci capisco nulla di musica, anche se adoro l’opera e ci ho scritto persino a quattro mani con Neliana Tersigni una trasmissione per Rai radio classica sulle figure femminili dei grandi capolavori italiani. Solo un anno fa. Sembra una vita. La scala da grande teatro e Milano da grande Milano hanno allestito grazie agli sponsor e i talenti uno spettacolo straordinario gratuito e per tutti. Ed è stato straordinario anche vederlo insieme con i nipotini che pur avendo quattro anni sono stati catturati dalle emozioni che l’opera comunque sa trasmettere. La lirica è un grande spettacolo popolare anche se alle prime vanno solo come dice Tiziana i soliti noti anche se i biglietti sono costosi anche se richiedono un abbigliamento speciale . Ma musica e immagini hanno lasciato Anna e Andrea a bocca aperta cosa che non mi sarei mai aspettata. Il loro commento sulle immagini di guerra, sulle musiche tristi, persino sulle “signore con le tette fuori” come ha detto Andrea, hanno punteggiato gran parte della trasmissione. Solo una piccola piccolissima critica la scelta dei pezzi è stata sofisticata molto sofisticata. Forse un filino troppo. Abbiamo un po’ l’idea in Italia che la cultura debba essere comunque un po’ noiosa e penalizzante. Qualche aria più conosciuta perché no, anche qualcuna già sentita nelle pubblicità avrebbe permesso di seguire meglio e magari, una volta spenta la TV,permettere agli spettatori di continuare a cantare.
Confesso che ho pianto…
a cura di ELENA MORA