citylife, IL PARCO E L’EFFETTO CRICETO

Abito a Milano da quando aveva diciotto anni, quindi, pur essendo discalcula, con qualche, anzi molte difficoltà con i numeri, mi pare di capire che sto per arrivare alle nozze d’oro con questa città. Amo Milano. La amo quando splende, come fino a un anno fa. Quando corre. Quando intreccia pubblico e privato in nome della cultura. La amo anche, e forse di più, quando come ora è silenziosa, ferita. Dopo decenni a città studi, interessante quartiere molto anni cinquanta, ho deciso con il compagno della mia vita di trasferirmi in zona Sempione. Ho visto mille mila case, appartamenti, soluzioni diverse. Quando niente andava bene per le nostre esigenze, e i prezzi erano alle stelle, ho deciso di andare in affitto. Così, per la prima volta, sono entrata a Citylife, area che non avevo mai preso in considerazione perché aveva goduto per un periodo di pessima stampa. Una soluzione provvisoria, in affitto, in attesa di trovare qualcosa di giusto per noi. Ma, incredibile, è stato amore a prima visita. Prima di tutto perché io ho, come dice mio marito, un grande senso del disorientamento. Non è un errore per orientamento, io mi perdo proprio sempre. In questo caso, invece, alla uscita dalla metro rossa le case erano lì davanti: impossibile non notarle sia per dimensioni (sono enormi condomini con un totale di 250 alloggi) che per stile: firmate da Liebeskind, a me ricordano vagamente il fortino di Zorro. Folgorata io, folgorato mio marito: il problema a quel punto è stato solo cercare la soluzione giusta come misure, piano e affaccio e voilà, era fatta.

Questo, cinque anni fa: nel frattempo attorno alle case, diventate famose per via degli inquilini Vip, dai Ferragnez a Tiziano Ferro passando per calciatori, atleti e il mio mito Aranzulla, si è creato un parco molto piacevole punteggiato da opere d’arte (domani ve le racconto).

Parco che, ovviamente, è stato ed è straordinariamente utile nel lockdown, perché permette di passeggiare sotto casa, nel verde, con una amica o due, in maniera piacevole percorrendo alla fine qualche chilometro. Bambini che giocano, studenti che si stendono sull’erba, coppie che si baciano, piccole Chiare Ferragni che si fanno fotografare sotto i suoi palazzi: c’è un intero mondo in questa bolla verde in continuo divenire. Perché il buffo è che quando aggiungono un pezzetto di verde a quello esistente la mattina non c’è nulla, terra battuta e reti di protezione; poi i giardinieri mettono a dimora piante e cespugli, stendono strisce di erba e, in poche ore, c’è una altra macchia di verde in cui si rincorrono tante sfumature di colore.

C’è solo una piccola controindicazione, visto che questo orrido virus continua ad ammorbarci la vita: qualche volta comincio a sentirmi come un criceto che gira in tondo nella sua gabbietta… bellissima, davvero, ma sempre quella…

In ogni caso questa è la mia opera d’arte preferita: domani ve le racconto tutte e tutte siete invitate a vedere ( nel caso avvisatemi, sono ormai una guida turistica perfetta)