Da non perdere assolutamente questa bellissima mostra dedicata a Zerocalcare alla Fabbrica del vapore a Milano.
Un allestimento colorato e curassimo fa da sfondo a 500 fra tavole, disegni, manifesti della infinita produzione di Michele Mech, in arte Zerocalcare. Ovvero uno degli apripista delle graphic novel, un successo da milioni copie con la casa editrice Bao e, come se non bastasse, una serie tv su Netflix.
Confesso subito: non riuscivo assolutamente a capire questo fenomeno, anche perché il romanesco parlato a velocità da 70 giri per me è come se fosse una lingua straniera, ovvero lo capisco solo se, mentalmente lo traduco. Simultaneamente. Ma, in questo modo, perdo la frase dopo e per capire quella dopo perdo quella dopo ancora e così via… Insomma, un mio limite.
Quindi, dopo un breve quanto inutile tentativo di seguire Strappare lungo i bordi (che, ammettiamolo a mia difesa, già il titolo meriterebbe una spiegazione in sottotitoli) avevo lasciato in un angolo della mia testa la domanda: ma questo chi è e perché ha così tanto successo?
Domanda che, però, mi tormentava: mi innervosisce non capire un fenomeno, e se non lo capisco ammetto di essere cretina io e non quelli che lo celebrano (di solito, i critici fanno il contrario…).
Poi ho trovato il programma citato nel bel libro di Alessia Romanazzi Togli il freno alle tue emozioni (Cairo editore): la psicologa racconta come nei gruppi di terapia, usano alcuni programmi televisivi da commentare per far sì che le persone, parlando dei personaggi tv, finiscano di parlare di sé; insomma, meglio dei sogni o dei colloqui, più che altro monologhi, sul lettino dello psicanalista. E uno dei programmi che vengono usati è proprio Strappare lungo i bordi. La Romanazzi spiega come questa grafic novel portata in versione animata in tv, va detto, realizzata con grande cura, sia un catalizzatore del disagio dei giovani: che, al contrario delle generazioni precedenti che vedeva un futuro estremamente prevedibile – lavoro, casa famiglia – ha di fronte a sé un futuro incerto dalle mille possibilità in gran parte più teoriche che reali.
L’ho fatta un po’ lunga, a mia difesa: ma il libro è stato lo spunto che mi ha portato a voler visitare la mostra di Zerocalcare, ed è stata una vera e propria scoperta.
Intanto il talento: evidente, macroscopico e non solo a livello di metafora: sono suoi i disegni che coprono le grandi quinte della mostra e creano un paesaggio cittadino post covid. Poi la disciplina: le 500 opere esposte, fra manifesti, tavole e disegni, sono ovviamente, solo una parte della produzione. Ma dimostrano l’impegno quotidiano, la sudorazione dietro la ispirazione che accompagna il talento quando ha successo.
Ma, dopo l’impatto della sede, e dei colori e dei tantissimi disegni, è l’impegno sociale a colpire il visitatore: il testo della mostra attraversa gli ultimi decenni evento per evento, passando dalla Genova della manifestazione per il G8 alla Siria a tanti casi meno conosciuti di cronaca e ordinaria sopraffazione.
Infine, l’impegno. Impegno civile, sociale, a sostegno di singoli uomini e grandi cause, che accompagna tutto il suo lavoro. Impegno che i giovani condividono, malgrado noi della generazione precedente tendiamo a sottovalutarli, e malgrado frequentino più la rete che i libri. Cosa che, a volte, può non essere un limite, ma un orizzonte infinitamente ampio. Infine, i riferimenti culturali: che sono i cartoni e gli avvenimenti visti e vissuti dalla generazione di mia figlia, quasi sua coetanea. E che, ovviamente, a me il più delle volte sfuggono o arrivano solo di ritorno, come la neve portata dal vento.
Insomma, una mostra, coprodotta da Arthemisia, bellissima da vedere, e utilissima per capire.
Super raffinato il catalogo, edito da Bao publishing, un libro da collezione (23 euro) con i disegni e la storia di un fenomeno.
Zerocalcare – dopo il botto
la fabbrica del vapore fino al 23 aprile tutti i giorni dalle 9,30
biglietti a euro 15,50, ridotti da 8,50.