Che grande film è Qui rido io!

Non conoscevo per nulla la storia di Eduardo Scarpetta per cui è stata una doppia sorpresa il bellissimo film “qui rido io”. Grande interpretazione grande regia grande ritmo che tiene per più di due ore. Il regista Mario Martone prende l’attore al colmo del suo successo e lo accompagna attraverso le vicende di una pittoresca è allargata famiglia allo scontro con il vate D’Annunzio che segnerà la fine della sua gloriosa carriera. Una storia che non conoscevo, dicevo, e che racconta di questa famiglia pazzesca: dalla moglie, Rosa, che appena sposata partorì il figlio illegittimo nato, si dice, da una relazione nientedimeno che con il re, ha il figlio Vincenzo, mentre con lei adotta la figlia nata da una sua relazione fuori dal matrimonio. E stiamo solo parlando della famiglia numero uno. Perché, mentre gestisce un teatro e il suo primo nucleo famigliare, ha tre figli con la nipote della moglie, Luisa De Filippo (il nome vi dice qualcosa?). Sono Annunziata, detta Titina, Eduardo e Giuseppe, detto Peppino. Tutti destinati a diventare figure importantissime nel teatro italiano, ma anche nella tv. E questa era la famiglia numero due, dove i figli lo chiamavano zio, ma tutti sapevano del suo vero ruolo. Non contento, inizia una relazione con la sorellastra della moglie, Anna De Filippo, da cui ha tre figli. Il primogenito, Ernesto, viene riconosciuto da Vincenzo Murolo, e sarà il padre del famosissimo cantautore Roberto Murolo, che, quindi, è fratellastro dei De Filippo. Nascono poi un altro Eduardo (che prende il nome d’arte Passarelli come attore) e Pasquale. Una vera e propria dinastia che il grande Tony Servillo/Scarpetta domina nel film, fra ville e saloni lussuosi e scintillanti, e palcoscenici polverosi. Avrete capito a questo punto la necessità di questa specie di riepilogo famigliare che vi ho premesso: ma è bellissima la battuta della moglie Rosa, interpretata da una spettacolare Maria Nazionale (va detto che tutti i comprotagonisti sono grandiosi, molto nella parte, senza sbavature) che a un certo punto del film dice “Il questa famiglia non conosciamo la vergogna; ‘o scuorno dint’a sta casa nun sapimme che d’è’. Già, perché l’ultima cosa che va detta è che il film è in napoletano stretto con i sottotitoli: parecchio difficile da capire anche se rimane comunque straordinariamente godibile, ogni scena come un quadro, come i ritratti, quadri o fotografie,ossessivamente riproposti nella pellicola. Comunque, andate a vederlo, ne vale veramente la pena… anche perché il mattatore, amato da tutti e tutte, crolla solo quando perde l’amore del solo a cui tiene veramente, il suo pubblico.