A che ora vi siete svegliate oggi? Presto, vero? E a che ora avete acceso il vostro cellulare? SE lo avete spento nella notte… Ora, premesso questo aggeggio ha reso ogni giorno della nostra vita una eterna mattina di Natale – si possono mandare mail e foto, chiamare chiunque ed essere chiamati in qualunque momento e situazione; chieder aiuto e chiamare un taxi; verificare il meteo e la temperatura, evitare gli ingorghi di traffico; acquistare un regalo all’ultimo minuto o un paio di scarpe all’ultimo prezzo, spiare la vita degli altri e raccontare la nostra, condividere gioie o dolori – o perlomeno illudersi di condividere. Tutte cose meravigliose. Ma vi invito a guardare questo documentario di Netflix, “The social dilemma”, che, intervistando ex dirigenti di Facebook, Google, Pinterest, ingegneri informatici, geni della rete, mostra anche il lato buio di questa innovazione tecnologica. In un racconto non facilissimo da seguire, esteticamente imperfetto, ma estremamente efficace, spiega come, dicono “Se un prodotto non lo paghi, il prodotto sei tu”. Ovvero, tutti questi apparentemente gratuiti servizi – mail, Facebook, instagram per fare solo i primi esempi – farebbero di ciascuno di noi nello stesso tempo un target per prodotti e un topo da laboratorio. Le uniche possibilità di scelta che ci rimangono, dicono, è se accenderlo, la mattina, prima di fare la pipì o dopo fatta la pipì. Sfidano a non dare una occhiata e a rimanere impassibili quando ci arriva il suono di una notifica; spiegano come il like, che avrebbe dovuto portare un po’ di buonumore vedendo apprezzato quello che postiamo, crea un preoccupante effetto depressivo se di like non ne arrivano abbastanza; come verremmo manovrati come marionette per essere portati a votare, presentando contenuti che ci soffermano nelle nostre convinzioni politiche, o spinti a non votare, presentandoci contenuti che portano a un disgusto per la politica. Resteremmo quindi intrappolati in una sottilissima rete creata su misura per ciascuno di noi dagli algoritmi, capaci di solleticare i nostri istinti peggiori, di puntare sulle nostre debolezze, debolezze che noi stessi mostriamo ogni singola volta che, con il tocco di un dito, sfioriamo il piccolo schermo del cellulare. Che dire? guardatelo, e mi piacerebbe confrontarmi, come sto facendo con le mie amiche di persona, per capire se questa prospettiva, questo futuro cupo di manipolazione, opposto a quello che uno si aspetta dalla tecnologia, preoccupa anche voi. Io, intanto, ho deciso che almeno la sera, lo spengo sul presto. Ma la mattina…
qualcuno ci spia dal nostro cellulare?
a cura di ELENA MORA