Decisamente interessante questo documentario Netflix sulla vicenda del finanziere Jeffrey Epstein: milionario con case in ogni super lussuoso luogo del mondo, relazioni con uomini potenti di tutto l’orbe terracqueo, ospiti a cui, stando alle accuse e alle testimonianze di una quarantina di ragazze, offriva sesso con minorenni da lui molestate, stuprate e pagate. Amici che, dopo il suo arresto, negano di averlo nemmeno vagamente conosciuto, fra un “non ricordo” (principe Andrea) è un “ho litigato con lui anni fa” (il presidente USA. Trump). Colpisce come uno possa costruire una fortuna smisurata (alla sua morte il suo patrimonio ammontava a 577 milioni di dollari fra ville, un palazzo a New York, un appartamento a Parigi, la sua isola privata ai Caraibi, il ranch in New Messico) senza che realmente se ne trovi traccia. Ville e palazzi in cui invitava ragazzine di 14, 16 anni, chiedendo un massaggio e, stando alle accuse di alcune di loro, usandole poi come schiave del sesso per offrirle a uomini potenti. Stupisce di come, malgrado le prime accuse e le prime indagini, gli venga offerto un bizzarro patteggiamento che, di fatto, lo lascia libero di girare per il mondo a suo piacere mentre sconta i pur modici 18 mesi di detenzione. Ed è agrodolce scoprire che, al di fuori degli episodi di “Law and order”, il denaro, quando è moltissimo denaro, protegge sempre e in ogni parte del mondo. Ed è orribile scoprire che, prima di uccidersi impiccandosi o di essere ucciso in prigione, dopo il secondo arresto, (ma anche sul suicidio così opportuno e veloce di una persona potenzialmente in grado di ricattare molti ricchi e potenti, con una intera raccolta di foto e registrazioni pedopornografiche ci sono molti dubbi) ha lasciato un testamento che chiudeva le sue ricchezze in un trust, rendendo così impossibile, o perlomeno molto difficile, un risarcimento alle vittime.
Ascesa e caduta, decisamente misteriose, dello “schifosamente ricco” Jeffrey Epstein
a cura di ELENA MORA