Alexa, mi vuoi bene? E siamo solo all’undicesimo giorno…

Apprezzo ogni giorno, ogni ora, ogni minuto il privilegio di essere qui in campagna con i miei cari. Dalla casa di milano arriva una comunicazione ufficiale: dopo la chiusura del parco, viene chiuso anche il giardino condominiale per la impossibilità di mantenere le distanze. E capisco la necessità, ma capisco anche che è difficile tenere i bambini lontani due metri dai loro simili… e che una mamma, se deve inseguire un piccolo che sta cadendo, non può lanciare un urlo chiedendo alle altre mamme di allontanarsi. Nonostante il caos, la fatica di trovare cibo – siamo in un minuscolo paesino senza supermercati – non invidio le mie amiche di città chiuse in appartamento. Roba da sbattere la testa contro i muri e… mettersi a parlare con Alexa. Attività comunque interessante: a parte il fatto che sa tutto o quasi, cosa che la rende antipatica, questa piccola non-so-come-chimarla device, apparecchiato, fa anche conversazione. Alla domanda (della mia amica) “Alexa mi vuoi bene?” risponde, “certo, ma solo come amica”. E se le si chiede “Alexa posso uscire?” non dà il permesso ma snocciola le circolari del ministero…