A casa col bebé. Anzi, due…

Finalmente a casa! Che felicità! Che gioia! Che meraviglia… che panico!!! Sì, perché di questi arnesi di due chili e mezzo, catapultati nella tua vita, non ci sono le ISTRUZIONI PER L’USO. Certo, le infermiere gentilissime all’ospedale ti hanno spiegato come prenderli in braccio per farli mangiare – una parola grossa per quel microbiberon con il latte faticosamente tirato con il tiralatte. Peccato che secondo una l’ideale tenerlo dritto verso di te, secondo l’altra bisogna inclinare il bambino in un certo modo, esatto opposto alle istruzioni della prima… la neonatologia, evidentemente, non è una scienza esatta. Di cui, però, una neomamma è totalmente all’oscuro. Certo, qualche nozione teorica – molto teorica – viene data: ma provare a essere lucidi, senza farsi prendere dal panico più totale, mentre un neonato strilla come la sirena delle autoambulanze non è così facile. Essendo gemelli, poi, direte voi, piangono in due… eh no! Sarebbe bello! Piangono in due e poi, magari, in due stanno quieti: non funziona così. Prima piange uno, poi l’altro. E mentre uno piange l’altro, nella sua cullina di fianco, si riposa dormendo tranquillo. Voi no. E la nonna in tutto questo? La nonna cerca di far dormire la puerpera (che parola buffa) e soprattutto di farla mangiare e bere, visto che deve allattare due esserini in crescita. Minuscoli ma già così rumorosi e ingombranti ed esigenti e…meravigliosi!