Ti conosco mascherina!

Mascherine mascherine! Non si parla di altro in questi giorni: di quelle che si trovano, che non si trovano, che costano troppo o troppo poco, i 50 centesimi imposti dal governo, quindi vengono tolte dal commercio. Le nostre, quelle di Anna e Andrea, hanno una storia bellissima, che risale a quindici anni fa. Quando Sara, la loro mamma, aveva 16 anni, e di virus proprio non si parlava se non nei film di fantascienza, alla stregua di terremoti, vulcani e altre catastrofi. Per il penultimo anno di liceo era partita nientemeno che per gli Stati Uniti con AFS, in Italia Intercultura, la associazione fondata subito dopo la guerra mondiale da intellettuali e scrittori, tra cui Ernst Hemingway, per facilitare la pace attraverso l’incontro di giovani. Lì è rimasta per un anno, in Minnesota, imparando l’inglese e tante altre cose: una cultura differente, diverse abitudini, un approccio allo studio molto distante da quello italiano. Qui ha fatto delle belle amicizie, che, grazie ai nuovi media, sono continuate nel tempo: ed è così che una mattina, davanti a casa, ci siamo trovate una bustina che proveniva nientemeno che dagli Usa, indirizzata a Sara. Dentro, due mascherine da bambino per i gemelli, cucite con amore e fantasia da una sua compagna di scuola americana. Un gesto di affetto che, attraversato l’Oceano, ci aiuta e ci protegge, oltre che dal virus, dalla malinconia e dalla solitudine di questi mesi. Bisogna essere grati per i piccoli favori, diceva il piccolo principe: e questo è tanto più importante in questo giorni, spesso cupi. Anna e Andrea ne hanno approfittato subito per inventarsi dottori con le loro mascherine e valigette: per sconfiggere il “birus”!