Hendrika Visenzi: la passione (per il lavoro) corre veloce

Bionda, sottile, determinata, appassionata e assolutamente under statement: Hendrika Visenzi è un personaggio davvero interessante che mi ha aperto un mondo – quello delle due ruote e un motore. Un mondo che, in questi mesi, sta vivendo un momento di fulgore perché in decisa controtendenza rispetto al fermo e alla chiusura di tutte le attività. Me ne sono accorta vedendo tante colleghe girare per Milano con il loro scooter, acquistato o noleggiato. La preoccupazione nel prendere un mezzo in periodo di Covid ha ridato vita e, diciamolo pure, glamour a moto e bici. La sua ditta di famiglia, la Givi, produce accessori per moto, dallo storico bauletto di cui è stata un innovatore, a caschi; e lei, con il suo marchio HEVIK, ha aggiunto una linea di abbigliamento super raffinata e tecnica.

La storia di Hendrika comincia – è il caso di dirlo – molti anni fa, ed è una storia che ha sfumature da romanzo. Che parte da un padre campione di moto, un incontro in Olanda, un matrimonio prima fra un uomo e una donna, poi fra design e tecnologia. E che sta continuando con start up in India, Cina, Indonesia.

Come lavora una donna in un mondo, quello delle moto, in cui la prevalenza degli uomini è evidente? Quanta parte di femminilità mette nel suo lavoro?

“Certo, è rimasto comunque un mondo abbastanza maschile, ma la sensibilità femminile non guasta mai, e fa spesso la differenza. Io cerco di consigliare mio papà piuttosto che mio fratello, che sono molto abili nella tecnicità, nel fare delle scelte strategiche. Loro sono gli uomini del prodotto, che cercano incessantemente di migliorare, io cerco di prendere in considerazione i valori di mercato, quelli da comunicare nella pubblicità; siamo complementari”.

Uno dei suoi motti è “fare; fare bene; ma anche farlo sapere”…

“Uno degli aspetti fondamentali è la comunicazione. Noi abbiamo visto incrementi di vendite perché c’è questo bisogno di ricerca di libertà della gente; la richiesta di nuovi scooter per una nuova mobilità urbana per il distanziamento sociale ha creato in tutto il settore della moto grande movimento. La nostra azienda nasce come azienda di bauletti per moto: questa è stata una intuizione del papà. Era un corridore di moto negli anni sessanta, arrivato terzo ai campionati del mondo: e questo, unito alla sua vivacità mentale, lo ha portato a capire quali erano i bisogni del motociclista, quindi quello di contenere gli oggetti da viaggio quando è fondamentale portare gli oggetti personali con sè. Ed è stata una grande intuizione perché ha creato un porta pacco a cui attaccare il bauletto in plastica rigida. Per produrli, però, servivano investimenti notevoli, centinaia di milioni delle vecchie lire e il papà quindi si è fatto tutta la gavetta, aprendo una officina piccolissima quando era giovane, poi diventando concessionario moto e da lì è partito tutto”.

Una bella storia con un lieto fine da un punto di vista aziendale…

“Sì, il suo rigore, la sua disciplina militaresca – perché è un generale – lo hanno portato a espandersi nel mondo fino a che oggi la nostra è una realtà conosciuta nel mondo degli accessori per moto in molti Paesi”.

Ma anche una storia davvero romantica di un grande amore, di un colpo di fulmine…

“Mio papà correva da italiano in Olanda per i campionati del mondo e ha conosciuto la mamma perché mio nonno materno era un friuliano emigrato in quel Paese, che faceva da traduttore a tutti i meccanici italiani, compreso quello del conte Agusta dove correva Agostini. Mio papà Giuseppe, ventenne, era un po’ sempre solo come un cane perché correva da privato; doveva partecipare alle gare, ma anche preparare la moto, tutto senza l’aiuto di nessuno. Così mio nonno materno lo ha invitato a pranzo un sabato dopo la gara e lì ha conosciuto mia mamma, Wilhelmina, che aveva sedici anni. Da lì è nato tutto perché poi lei è andata a vedere una gara in cui lui correva in Belgio: si sono piaciuti, si sono fidanzati e lui la ha convinta a sposarsi, perché in quegli anni certo non poteva venire in Italia a vivere con lui. Pensi che si sono sposati il 12 novembre del 1964 e il 12 novembre 1965 è nato mio fratello. Papà ha continuato a correre ancora per 4 anni, poi, proprio quando sono nata io ha avuto un brutto incidente in Finlandia, ha rotto il bacino. E lì deve ringraziare Giacomo Agostini che lo ha portato a casa in macchina con la sua Porsche dell’epoca. E pensi alla mamma in un Paese nuovo, i bambini piccoli e un marito da accudire dopo l’incidente… Tutte queste avventure me le hanno raccontate così tante volte, mi hanno descritto così bene quel mondo, che mi sembra di averle vissute! Mentre i miei ricordi veri sono quelli del negozio, ed è stata una infanzia particolare in cui giocavo con i copertoni, facevo i compiti nell’ufficio del papà mentre lui lavorava. Potevo giocare con le moto vere, me le faceva provare, mi portava spesso in moto a fare dei giretti nei week end”.

Ora però ha anche creato un suo marchio di abbigliamento tecnico per moto e scooter, HEVIK: una nuova avventura?

“Sì mi piaceva l’idea di coniugare la tecnicità dei capi con uno stile fashion per motociclisti, sia per lui che per lei”.

Quindi alla fine è stata contagiata dalla passione per le moto! Lei ha una figlia ventenne, che consigli darebbe a lei e a una ragazza che si affaccia al mondo del lavoro?

“Di credere in un progetto, di portarlo avanti fino in fondo e di metterci tutta la passione possibile e tutto l’amore possibile. Perché se lo fai con passione e ci credi i risultati arrivano; certo, ci vuole molta perseveranza e una buona dose di spirito di sacrificio. Mia mamma è stata molto co-pilota del successo del papà perché lo ha appoggiato ed è stata sempre molto attenta a tutto quello che era l’aspetto economico del negozio prima e della azienda poi”.

Voi lavorate esportando in tutto il mondo: che accoglienza trovate da italiani? Che valori vi riconoscono?

“Si è molti rispettati e apprezzati nel mondo: sono molto fiera di essere italiana e del fatto che ci vengano riconosciuti dei valori come la cultura, il design, la capacità di essere artigiani e creare prodotti unici”.

La foto di Hendrika Visenzi, amministratore delegato e responsabile commerciale di GIVI è di Mario Frati;

info su HEVIK su www.hevik.it; sotto, un modella della collezione