Spinetta Marengo (Alessandria)
Nel cielo azzurro del Piemonte si stagliano, sui grandi muri dello stabilimento, i mosaici pubblicitari firmati Boccasile. Ed è curioso vedere che il seno nudo che era stato censurato negli anni quaranta oggi non dà scandalo, mentre la nudità del bimbo del baby talco verrebbe guardata con decisa severità. Dal passato c’è anche un segreto che passa di generazione in generazione, su fogli scritti a mano, chiusi in una cartellina. La formula di un profumo: Felce azzurra. Chiunque abbia più di 50 anni risponderà immediatamente Paglieri. Sul video all’ingresso corrono le immagini in un bianco e nero un po’ sgranato di Caroselli interpretati dal quartetto Cetra a Macario, da Sandra Mondaini ad Alberto Lupo. “Abbiamo fatto la storia della pubblicità, spiega Debora Paglieri, a capo della azienda. “Allora la comunicazione, negli anni 30 e 40, non era un elemento così scontato; il prodotto era importante ma per puntare sulla la comunicazione bisognava essere un po’ visionari, lungimiranti. Avere la capacità di immaginare i bisogni attuali e quelli futuri. Quelli ancora non delineati”.
E come si fa?
“Un po’ è come l’olfatto. Lo hai come dono di natura ma alleni questa capacità girando tanto, mantenendo il contatto con i consumatori. Un esempio? L’ammorbidente che oggi pesa la metà del fatturato dell’azienda è arrivato grazie alle segnalazioni dei nostri clienti: all’averli ascoltati quando ci dicevano “noi mettiamo la saponetta nel cassetto della biancheria e sapeste che buon profumo lascia; perché non fate un prodotto per la biancheria?”. I manager senior di allora non volevano perché pensavano che passare dal bagnoschiuma al detersivo fosse un abbassamento di livello del marchio. Ma io ho insistito, abbiamo provato e oggi meno male che lo abbiamo fatto!”
Come si capisce il cliente?
“Io ho 53 anni e dal 1988 sono in azienda, ma da sempre vado nei punti vendita per guardare come la gente acquista un bagnoschiuma quando e come allunga il braccio per prendere il prodotto. Svita il tappo per sentire il profumo o guarda il prezzo? Io consiglio anche a mia figlia di farlo perché il nostro è un bene che viene acquistato d’impulso, dove prevale l’istinto. Ed è molto difficile generare quell’allungamento della mano allo scaffale perché non c’è fedeltà del cliente che oggi sta attento non solo al prezzo di una confezione ma anche al prezzo al litro”.
Voi avete però una formula segreta…
“Mio papà non ha mai voluto che la formula del profumo originale entrasse nel sistema informatico, ha sempre gestito le formule a mano. Quando ha capito, da persona intelligente quale è, che non stava tanto bene mi ha consegnato questa cartellina con le formule, la evoluzione di quelle che erano sui taccuino del nonno. Formule che sono cambiate negli anni un po’ per adattarsi al gusto un po’ per esigenze di legge un po’ perché magari sono venuta a mancare delle materie prime. Lui era un “naso”, un profumiere di talento che lavorava sulle essenze. Questa cartellina è la sua vera eredità.”
Quanto è importante la famiglia in una azienda?
“La famiglia in fondo è sinonimo di solidità, di principi, di valori. Negli anni 40 avevamo aperto un asilo interno perché avevamo 400 dipendenti, quasi tutte donne, perché si costruivano le scatole a mano, e avevamo istituito anche la pausa lunga per chi voleva andare a casa a mezzogiorno per pranzare coi bambini. Ma la famiglia è anche una garanzia: quando a mio padre il controllo di gestione magari contestava il prezzo un po’ alto di un ingrediente, mio padre ribadiva qui sulla etichetta c’è il mio nome, la mia faccia, il mio onore. Io garantisco la qualità. Una volta la parola era il tuo onore, che non aveva prezzo. Dare la parola era definitivo, niente gli faceva cambiare idea. In questo per me è stato un esempio eccezionale”.
Da poco nel consiglio di amministrazione è entrata anche sua figlia Ginevra: che consigli ha dato a lei e darebbe a una ragazza che entra in un mondo ancora tanto maschile?
“Di studiare tanto. Non pensare mai di avere finito. Poi di prepararsi alla fatica, al sacrificio, perché non si ottiene niente senza; una volta ti va bene, la seconda la paghi. Ma il terzo consiglio è di avere passione per quello che fa, perché senza passione non si dura a lungo… Infine, la donna deve sfidare gli stereotipi: io non credo al detto che l’abito non faccia il monaco. Se ti vesti nella maniera acconcia per la situazione significa anche che sei intelligente e capisci come ti devi comportare. Senza essere troppo maschili, avere sempre un atteggiamento femminile, dolce e mediatore come modo di porsi; senza essere violente perché non è così che ci si confronta con il collega”.
QUALE è IL PROFUMO GIUSTO?
- Bisogna scegliere un profumo che riesca a farci sognare. Una essenza rallegra la giornata, fa stare bene. Quello che fa stare bene, fa sentire anche più amate e accettate”.
- Tenere il preferito sempre sullo scaffale. Ma, e lo dico anche a mio svantaggio…
- …ogni tanto cambiare perché in ogni momento della vita, a volte ogni giorno, c’è un umore diverso. Ma anche perché dopo un po’ di tempo il naso si assuefà e il profumo si sente meno. Il mio consiglio è di tenere essere fedeli al proprio ma concedersi delle “scappatelle” ogni tanto. La vita è così anche in amore no? Anche in un matrimonio felice un mazzo di fiori da un ammiratore fa sempre piacere…”.